Sanzionata per la prima volta la demolizione di una nave battente bandiera italiana in Turchia
Nell’ambito dell’attività di tutela ambientale che vede fortemente impegnato il Corpo delle Capitanerie di Porto su tutto il territorio nazionale, il personale della Guardia Costiera di Genova ha sanzionato un armatore di nazionalità comunitaria per aver violato la disciplina unionale in materia di ship recycling. Secondo quanto risulta a SHIPPING ITALY il mezzo navale in […]
Nell’ambito dell’attività di tutela ambientale che vede fortemente impegnato il Corpo delle Capitanerie di Porto su tutto il territorio nazionale, il personale della Guardia Costiera di Genova ha sanzionato un armatore di nazionalità comunitaria per aver violato la disciplina unionale in materia di ship recycling. Secondo quanto risulta a SHIPPING ITALY il mezzo navale in questione è il platform supply vessel Jumeira (ex Bonassolla) al quale la nostra testata aveva dedicato lo scorso febbraio un’inchiesta nata da segnalazioni ricevute dalla Ong Shipbreaking Platformla nostra testata aveva dedicato un’inchiesta nata da segnalazioni ricevute dalla Ong Shipbreaking Platform. “Ci risulta che la nave Bonassola/Jumeira sia stata demolita nel cantiere Dortel Demi Sokum, non incluso nella lista di strutture approvate dalla Commissione Europea, nonostante la nave battesse bandiera italiana” aveva fatto sapere la Ong. I proprietari di unità battenti bandiera di un paese dell’Ue sono tenuti a demolirle in uno dei cantieri contenuti nella lista – peraltro recentemente aggiornata – approvata dalla Commissione Europea. In questo caso invece, secondo quanto accertato ora anche dall’autorità marittima, era stata scelta una struttura di recycling ‘non autorizzata’. Secondo Shipbreaking Platform al momento della demolizione, avvenuta a cavallo fra 2020 e 2021, la Jumeira aveva come beneficial owner il greco Lampros Chountas, come operatore commerciale la società Cornelsen & Riedl Yacht e come registered owner la maltese Ammat Marine Ltd.
Le lunghe indagini condotte dalla Guardia costiera genovese hanno consentito di accertare che un’unità di bandiera italiana – nel possesso di un armatore comunitario – a fine 2020 veniva trasferita presso un cantiere turco nel distretto di Aliağa per essere demolita, lo scorso febbraio, disattendendo le procedure del citato Regolamento UE 1257/2013″ ha fatto sapere la Direzione marittima di Genova. “Grazie al supporto del locale Consolato d’Italia a Smirne, i militari della Capitaneria di Porto sono riusciti a verificare direttamente in Turchia che la demolizione dell’unità fosse avvenuta secondo processi in contrasto con quelli previsti per le unità mercantili di bandiera dei Paesi dell’Unione Europea. Accertamenti riconosciuti e confermati anche dalle successive indagini dell’Autorità marittima turca”.
Per l’Italia è la prima volta che si applicano le onerose sanzioni – pari a oltre 30 mila euro – previste per la demolizione di unità navali presso impianti non autorizzati e in assenza del ‘ready for recycling certificate’.
Continua così l’impegno della Guardia Costiera di Genova nel vigilare sulla corretta applicazione della normativa in materia di ship recycling. Un impegno che ha già visto Genova e la Guardia costiera ligure avviare a demolizione – per la prima volta in Italia secondo le procedure unionali – tre relitti presso il cantiere San Giorgio del Porto, inserito tra quelli autorizzati per il pieno rispetto delle norme di sicurezza e di riciclaggio dei rifiuti prodotti nelle attività di demolizione.
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