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Tassazione porti, l’ultima sferzata di Bruxelles nel silenzio di Roma
Come previsto, i legali della Commissione Europea Bruno Stromsky e Flavia Tomat hanno depositato lo scorso 5 novembre la controreplica alle Autorità di Sistema Portuale italiane, ultimo atto prima della pronuncia del Tribunale sul contenzioso innescato da Bruxelles per contestare l’illiceità dal pagamento delle imposte di cui beneficiano le Autorità di Sistema Portuale. Da un […]
Come previsto, i legali della Commissione Europea Bruno Stromsky e Flavia Tomat hanno depositato lo scorso 5 novembre la controreplica alle Autorità di Sistema Portuale italiane, ultimo atto prima della pronuncia del Tribunale sul contenzioso innescato da Bruxelles per contestare l’illiceità dal pagamento delle imposte di cui beneficiano le Autorità di Sistema Portuale.
Da un punto di vista giuridico le posizioni sono granitiche, ormai da due anni. In estrema sintesi: la Commissione continua a ribadire che “lo stato giuridico di un ente ai sensi del diritto nazionale è ininfluente. (…) L’unico criterio pertinente (in materia di aiuti di Stato, ndr) è l’esercizio di una attività economica”. E che la riscossione di canoni e di tasse portuali lo sia, perché esercitata a fronte della prestazione di un servizio come dimostrerebbe anche – dettaglio non dirimente ma rilevante – il fatto che le AdSP abbiano facoltà di incidere (per legge) sul quantum di canoni e tasse.
In un crescendo di toni che inasprisce la schermaglia con gli enti italiani, anche il resto della controreplica rimanda agli ulteriori argomenti di lite, dall’interpretazione del Tuir – Testo unico delle imposte sul reddito (“Le ricorrenti, una volta ancora, sembrano non tenere conto del fatto che l’articolo 74 Tuir dispone la non applicazione delle disposizioni sul reddito delle società limitatamente a quanto attiene all’esercizio di funzioni statali e alle altre attività svolte in via istituzionale”) al tema della concorrenza sleale che le AdSP eserciterebbero nei confronti di altri scali europei non beneficiari dell’esenzione in questione.
Quel che non era previsto (e nemmeno auspicabile) è che, passate altre settimane, la querelle continui a essere apparentemente ignorata dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e dal Parlamento. E questo malgrado conseguenze potenzialmente epocali: la sconfitta delle AdSP avrebbe nel merito ricadute finanziarie irrilevanti (i redditi tassabili sono poca cosa), ma richiederebbe uno sforzo importante di ridefinizione dei loro sistemi contabili. E, soprattutto, riconoscendo l’attività economica degli enti, ne assoggetterebbe appieno il finanziamento da parte dello Stato – oggi centrale per l’infrastrutturazione – alla norma sugli aiuti di Stato, di fatto rivoluzionando lo status quo.
Al tema dell’indifferenza del Governo a un problema che rischia di avere serie ricadute per l’interesse pubblico si ricollega l’ultima parte (l’unica vera novità) della controreplica della Commissione, che, accusando senza alcuna prova la controparte di aver fornito al nostro giornale SHIPPING ITALY copia degli atti processuali, chiede che per questo le AdSP vengano condannate alle spese qualunque sia l’esito del giudizio.
Andrea Moizo