Ddl concorrenza: no agli scambi di portuali. Allo studio emendamenti su tassazione porti
Licenziato un mese fa dal Governo, il disegno annuale di legge sulla concorrenza è stato bollinato dalla Ragioneria dello Stato e si appresta a cominciare il relativo l’iter parlamentare (qui il testo). Un articolo, come è noto, è dedicato alla “concessione demaniale delle aree portuali”. Rispetto alla versione uscita dal Consiglio dei Ministri a inizio […]
Licenziato un mese fa dal Governo, il disegno annuale di legge sulla concorrenza è stato bollinato dalla Ragioneria dello Stato e si appresta a cominciare il relativo l’iter parlamentare (qui il testo).
Un articolo, come è noto, è dedicato alla “concessione demaniale delle aree portuali”. Rispetto alla versione uscita dal Consiglio dei Ministri a inizio novembre, però, è stata apportato un lieve ma non irrilevante ritocco. Riguardo al comma 7 si mantiene la stessa impostazione: il divieto di doppia concessione in capo ad un unico soggetto, cioè, viene mantenuto, limitandolo ai porti minori (“Il divieto di cumulo non si applica nei porti di rilevanza economica internazionale e nazionale, individuati ai sensi dell’articolo 4”) ed escludendolo per tutti i porti sede di Autorità di Sistema Portuale. Ma si precisa, questa la novità, che in quest’ultimo caso “è vietato lo scambio di manodopera tra le diverse aree demaniali date in concessione alla stessa impresa o a soggetti comunque alla stessa riconducibili”.
Si stabilisce cioè per legge, per fare un esempio pratico, che i dipendenti di Psa Sech non possano lavorare per Psa Pra’. Un tema molto sentito a livello sindacale, tanto da entrare nella piattaforma di rivendicazione alla base della proclamazione di sciopero da parte delle sigle confederali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti per il prossimo 17 dicembre. La mancata previsione del limite ora introdotto, infatti, avrebbe secondo le organizzazioni dei lavoratori “indebolito gravemente l’assetto del mercato regolato portuale, altamente efficiente e flessibile anche attraverso il pool di manodopera in capo agli articoli 17”.
Secondo quanto apprende SHIPPING ITALY, inoltre, il Ddl concorrenza sarebbe il veicolo che il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, nel prosieguo del suo cammino parlamentare, avrebbe individuato per tentare di apportare le correzioni normative necessarie ad evitare la procedura d’infrazione europea che pende sull’Italia per la mancata ottemperanza alla richiesta di abolire l’esenzione Ires per le Autorià di Sistema Portuale. L’iniziativa non è stata impugnata dal Governo, destinatario, ma solo dagli enti cointeressati, con la conseguenza che dal primo gennaio l’Italia sarà passibile di sanzioni.
Per questa ragione al Mims si starebbe cercando di correre ai ripari prima che lo faccia, magari in maniera meno ponderata, Palazzo Chigi. Da qui le indiscrezioni sull’elaborazione in corso, dopo tre anni di inerzia, di un emendamento al Ddl concorrenza che dovrebbe avere ad oggetto gli articoli 11 e 13 della legge 84/94, con l’obiettivo, in sostanza, di istituire la doppia contabilità per le attività delle Adsp: una per quelle economiche, soggette a tassazione, l’altra per le istituzionali, esenti.
È in questo frangente che si starebbe pensando ad una revisione più sostanziale delle prerogative statali sulla portualità. Allo studio, infatti, ci sarebbe anche una modifica dell’articolo 6 volta non solo a superare la definizione di enti pubblici non economici, divenuta ‘stretta’ alla luce della procedura europea, ma anche a consentire alle Adsp di superare il ruolo di concedente per effettuare, sotto il coordinamento del Mims, operazioni economiche vere e proprie, allo scopo di pareggiare, per così dire, la dimensione (in molti casi di origine pubblica) di attori economici sempre più attivi negli scali italiani (dalle multinazionali dell’armamento ai concessionari riconducibili a stati sovrani come Psa, Cosco, Hhla o Adria Port).
A.M.
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