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Sindacati subito sulle barricate per difendere la natura pubblicistica degli enti portuali
“Il Governo deve intervenire difendendo il modello della portualità italiana che ha confermato tutta la sua resilienza anche durante il periodo della pandemia grazie alla validità della legge 84/94”. Così si è espresso il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, in merito alla prossima riforma dei porti che sembra essere in arrivo. Ieri infatti, Assoporti ha […]
“Il Governo deve intervenire difendendo il modello della portualità italiana che ha confermato tutta la sua resilienza anche durante il periodo della pandemia grazie alla validità della legge 84/94”. Così si è espresso il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, in merito alla prossima riforma dei porti che sembra essere in arrivo.
Ieri infatti, Assoporti ha annunciato di aver costituito un’apposita commissione che avrà il compito nei prossimi mesi di studiare quale potrà essere il migliore assetto organizzativo e formale, soprattutto dal punto di vista della natura giuridica, per gestire le banchine italiane. Tre sembrano essere le ipotesi sul tavolo: Società per azioni, ente pubblico economico oppure un potenziamento dell’attuale forma di ente pubblico non economico e ordinamento speciale.
“La legge va manutenuta e aggiornata alla luce degli scenari e delle opportunità che abbiamo davanti, ma non deve essere scardinata” secondo il segretario generale della Uiltrasporti. “I presidenti delle Autorità portuali che vorrebbero guidare società per azioni con modello corporate, vanno fermati perché questa logica non risponde assolutamente all’interesse dell’intero Paese. Le Autorità di sistema portuale di regolarizzazione del mercato e di promozione dello sviluppo delle attività con equilibrio e secondo i principi della concorrenza regolata, non devono essere sacrificate in nome del profitto, elemento a cui sarebbero inevitabilmente legate se venisse meno la natura pubblicistica dell’ente”.
Tarlazzi ha poi aggiunto che “Un’Autorità di sistema di natura privatistica rischierebbe di subordinare il nostro Paese alle grandi alleanze mondiali dello shipping che a quel punto arriverebbero a comprare pezzi dei porti italiani e della logistica e controllerebbero i mari e anche la filiera terrestre, ancor più di quanto sta già accadendo. Non dobbiamo dimenticare che la spinta inflazionistica che incide sulla nostra economia non è estranea alla strategia dello shipping per mezzo del rincaro dei noli marittimi che incide sul costo del prodotto trasportato”.
La Uiltrasporti ha dunque annunciato che su questa materia “alzerà le barricate nell’interesse del sistema portuale italiano e per difendere l’occupazione e la qualità del lavoro che da tutto questo potrebbe subire una ricaduta negativa”.
Anche il segretario nazionale della Filt Cgil, Natale Colombo, è intervenuto sulla questione dicendo: “Le recentissime affermazioni di vari presidenti di Autorità di Sistema Portuale circa la forma giuridica che dovrebbero assumere le stesse Authority, francamente, ci lasciano attoniti”. Per questo ha espresso “forti dubbi” e chiesto “perché allora gli stessi presidenti si sono appellati alla Corte Europea per contrastare quanto ci verrebbe imputato dall’Unione europea”.
Secondo il segretario nazionale della Filt Cgil “non c’è dubbio che ci sarebbe bisogno di un cambio di passo per l’intera portualità italiana e conseguentemente per le sue governance da proiettare sempre più verso una visione di sistema piuttosto che racchiuderle in una miopia di prospettiva gestionale. Va sicuramente intrapreso un percorso responsabile di potenziamento e rivisitazione della stessa legge 84/94 ma senza perdere il proprio importante profilo di enti pubblici non economici, impegnati a salvaguardare la regolazione del mercato portuale ed il bene pubblico”.
Secondo Colombo “sarebbe piuttosto il caso di intervenire sugli aspetti legati alla rispettiva contabilità e quindi prevedere un modello che possa avere una doppia contabilità con il contestuale alleggerimento di tutti gli aspetti amministrativi e burocratici che ancora limitano e soffocano tutti quegli interventi e investimenti a favore di sviluppo e redditività”.
“Blocchiamo le fughe in avanti – sostiene infine il dirigente nazionale della Filt – precorriamo i tempi e avanziamo, tutti assieme, una concreta ipotesi di lavoro capace di mettere in sicurezza il nostro modello che salvaguardia l’interesse pubblico”.