Un consolato per due: Ciuffardi lancia la scalata alla Culmv
In un anno in cui la chiusura del bilancio non è prevista essere – contrariamente a quanto avviene da quasi un lustro – un problema particolarmente gravoso, l’assemblea ordinaria programmata per lunedì prossimo dalla Culmv, la cooperativa di circa mille soci titolare della fornitura di manodopera temporanea nel porto di Genova, sarà animata per altre […]
In un anno in cui la chiusura del bilancio non è prevista essere – contrariamente a quanto avviene da quasi un lustro – un problema particolarmente gravoso, l’assemblea ordinaria programmata per lunedì prossimo dalla Culmv, la cooperativa di circa mille soci titolare della fornitura di manodopera temporanea nel porto di Genova, sarà animata per altre ragioni.
Nelle prime settimane dell’anno, infatti, la Compagnia Unica dovrà rinnovare gli organi direttivi e per la prima volta ci sarà più di una lista in lizza. A quella guidata dal console in carica Antonio Benvenuti, aspirante al quarto mandato, si dovrebbe aggiungere una proposta concorrente capitanata dall’attuale viceconsole Silvano Ciuffardi
Per certo, come ‘certifica’ la foto in pagina, Ciuffardi ieri sera è stato protagonista di un incontro (privato) molto simile ad un appuntamento pre-elettorale secondo le poche informazioni filtrate e quanto riportato da Il Secolo XIX che ne ha dato stamane notizia. Al suo fianco alcuni soci Culmv ritenuti il suo stato maggiore (Davide Pagano, Sergio Mereghello, Ubaldo Romairone, Alberto Bocchetti, Franco Marenco).
Un meeting che ha fatto doppiamente rumore, innanzitutto perché probabile espressione di un’iniziativa inconsueta se non unica e contrastante col dogma non scritto (l’iniziativa è ovviamente legittima trattandosi di una cooperativa) dell’unitarietà della Culmv, che sarebbe minata alla radice dall’esistenza stessa di una dissidenza formale.
In secundis per la location scelta, Palazzo Lomellino, edificio cinquecentesco, uno dei 42 Rolli, situato in Via Garibaldi, la Via Nuova dell’aristocrazia genovese del secolo d’oro e poi salotto buono del potere imprenditoriale borghese, insomma quanto di più antitetico rispetto allo stereotipo del camallo e della roccaforte di San Benigno, incastonata fra Lanterna e banchina, nei cui saloni sono affissi non oli secenteschi e affreschi barocchi ma le effigi di Lenin e Marx.
Una scelta che, in attesa di approfondimenti (Ciuffardi ha preferito per il momento declinare ogni commento), non può che corroborare l’aria di discontinuità, se non di rottura vera e propria, con la gestione Benvenuti, rispetto alla quale – è la vulgata – si vorrebbe proprio un’amministrazione meno accondiscendente alla monoliticità della Compagnia e più votata a un approccio manageriale, simile a quello delle imprese clienti (i terminalisti).
E da questi o almeno da parte di essi – si sussurra per contro lungo i vicoli che da Via Garibaldi riportano al porto antico – caldeggiato se non concretamente sostenuto, un po’ perché nella gestione economico-finanziaria della Culmv alcuni problemi (risalenti invero rispetto alla gestione Benvenuti) esistono e, seppur mitigati, persistono, un po’ perché una lacerazione, anche se non esplicitata in divisioni o subpartizioni formali, rappresenta comunque un indebolimento di una controparte contrattuale importante per molti dei maggiori operatori dello scalo.
A.M.
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