Cfft non molla e promette battaglia a Civitavecchia sui rincari tariffari dei controlli frontalieri
Il terminalista di Civitavecchia pensa all’appello al Consiglio di Stato ma anche ad altre strade giudiziarie per gli aumenti del prezzo dei controlli alle partite in transito verso le navi da crociera
Come raccontato da SHIPPING ITALY, la scorsa settimana il Tar del Lazio ha respinto il ricorso che Civitavecchia Fruit & Forest Terminal aveva presentato contro i rincari tariffari decisi lo scorso marzo dal Posto di Controllo Frontaliero (Pcf) del porto di Civitavecchia, ma il terminalista non è intenzionato ad arrendersi.
Lo spiega una nota diramata dal vicepresidente Sergio Serpente: “La nota impugnata, senza preavviso, senza alcuna preventiva istruttoria e senza alcun mutamento nel tipo e nell’intensità dei controlli rispetto a quelli svolti il giorno prima alle stesse operazioni di controllo svolte presso i magazzini Cfft, ha prodotto un aumento esponenziale dei costi a fronte della ribadita non mutata tipologia ed intensità dai controlli da parte del Pcf”.
La querelle riguarda le operazioni di controllo svolte presso i magazzini Cffta partite di animali e merci in transito verso navi da crociera, basi militari e verso altri magazzini doganali nell’Ue e il Decreto Legislativo 2 febbraio 2021 n. 32, di adeguamento al Regolamento Ue 2017/625, che secondo Cfft prevedrebbe “30 Euro per partita, con una maggiorazione di 20 Euro per quarto d’ora di lavoro svolto da ogni addetto ai controlli” e non “50 euro per ogni singola operazione di controllo e certificato”.
“Di tanto si sono immediatamente lamentati i clienti di Cfft sui quali incombe, in ultima istanza, ogni onere tariffario imposto dal PCF e sui quali Cfft ribalta detto costo” prosegue Serpente: “Cfft si è fatta quindi carico di intraprendere l’iniziativa giudiziale contro la nota, anzitutto a tutela dei propri clienti diretti; ma anche a tutela degli interessi del Porto di Civitavecchia, e dei suoi operatori tutti, per mantenere invariati i livelli tariffari e quindi proteggere il traffico commerciale del porto stesso”.
Per l’impresa portuale il problema starebbe nel decreto prima che nell’applicazione da parte del Pcf: “Risulta infatti a Cfft, dalla segnalazione dei propri clienti, che altri Paesi dell’Unione Europea avrebbero applicato il Regolamento mantenendo invariato il livello tariffario dei servizi di controllo frontaliero all’importazione dei prodotti sopra citati. Solo l’Italia avrebbe, con il citato D.Lgs. 32/2021 (intervenuto a 3 anni dall’entrata in vigore del Regolamento Ue), adeguato la normativa interna al Regolamento introducendo un ingiustificato aumento delle tariffe in parola, e in misura tanto significativa. Tale disallineamento delle politiche tariffarie tra l’Italia e gli altri Paesi dell’Unione europea ha indotto i nostri clienti a segnalarci anche l’intenzione di indirizzare i propri traffici di importazione verso altri porti dell’Unione Europea, se il regime tariffario introdotto dal D.Lgs 32/2021, e applicato alla Cfft dalla nota Pcf impugnata, non dovesse tornare ai valori precedenti”.
Da qui l’ipotesi di una tripla contromossa: “Cfft si riserva pertanto di valutare se fare ricorso in appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Lazio e di intraprendere ogni ulteriore iniziativa legale ritenuta utile al fine di ottenere il ripristino del regime tariffario previgente, anche contestando la violazione delle norme comunitarie poste a tutela della concorrenza”.
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