Lo shipping italiano pronto a cogliere le opportunità derivanti da una ripresa delle estrazioni di idrocarburi
“Federagenti e gli agenti raccomandatari intendono mettersi a disposizione dello Stato per ricostruire una filiera che richiederà l’utilizzo di supply vessel, di mezzi marittimi, rimorchiatori e navi gasiere”
“Quella dell’energia e dell’esplosione delle bollette, è una bomba per il sistema Paese, ma deve diventare anche una grande opportunità. Le recentissime dichiarazioni del
Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che ha annunciato l’avvio di una grande campagna per lo sfruttamento delle risorse di gas inutilizzate dal nostro Paese, impongono
anche al settore marittimo una grande attenzione e mobilitazione”. Con queste parole il presidente di Federagenti, Alessandro Santi, esprime la volotà e l’interesse del cluster marittimo italiano a investire per garantire il necessario supporto in termini di mezzi e competenze a un’eventuale rinnovata catena logistica del Gnl in Italia.
Appena due giorni fa è stato pubblicato dal ministero per la Transizione ecologica il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), un documento che individua le aree dove sarà possibile riavviare prospezioni ed estrazioni di idrocarburi sospendendo di fatto la moratoria del 2019. Allo studio del governo ci sarebbe un piano per aumentare le estrazioni dai giacimenti esistenti e avviarne di nuovi.
“Solo in Adriatico sono presenti e inattive decine di piattaforme petrolifere per le trivellazioni. Se un numero crescente di queste trivelle verrà riattivato, tutti gli operatori marittimi saranno chiamati a rimboccarsi le maniche. Federagenti e gli agenti raccomandatari intendono mettersi a disposizione dello Stato per ricostruire questa filiera che richiederà l’utilizzo di un’intera flotta di supply vessel, di mezzi marittimi, di rimorchiatori e in taluni casi di navi gasiere” afferma Santi.
Il vertice degli agenti marittimi italiani poi aggiunge: “Si tratta di costruire una vera e propria catena logistica del gas, anche in vista del superamento delle troppe strumentalizzazioni che hanno portato a un tracollo nella produzione di gas italiano. È il caso di ricordare che sotto i fondali nelle acque territoriali italiane e in alcune regioni del Paese, si celano 90 miliardi di metri cubi di gas, cioè del meno inquinante dei carburanti fossili. Un gas la cui estrazione costerebbe 5 centesimi a metro cubo, contro i circa 70 centesimi che gravano sulla testa degli italiani per il gas importato, con punte anche superiori, soprattutto nelle ipotesi di aggravamento delle tensioni internazionali con la Russia. Tutto questo senza considerare la seppur limitata ma fondamentale indipendenza che ne deriverà rispetto agli stress geopolitici”.
Il presidente di Federagenti conclude dicendo: “È venutoil momento del coraggio, anche perché allo sfruttamento delle nostre risorse nazionali coinciderà anche la nascita di nuove attività e un’occupazione specializzata che coinvolgerà anche molti lavoratori marittimi e aziende del cluster del mare. Speriamo che questo sia solo il primo di tanti progetti strutturali che il Governo ha intenzione di mettere in cantiere per riappropriarsi del suo mare e delle sue enormi potenzialità, di cui Federagenti si sta facendo instancabile sponsor da tanti anni”.
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