Giallo sul prepensionamento dei portuali, Filt Cgil in pressing
L’emendamento bipartisan è mal formulato secondo la Ragioneria Generale dello Stato , il sindacato evoca lo sciopero per spingerlo. A Genova agitazione sugli interinali
L’emendamento ‘portuale’ al Decreto Milleproroghe (il n.10.19), segnalato dai gruppi proponenti (Pd, Lega e M5S), non è stato discusso ieri, quando le Commissioni I e V della Camera hanno affrontato le altre misure di modifica dell’articolo 10 del provvedimento, ma agli atti parlamentari non risulta classificato come inammissibile e sulla sua sorte si è aperto un giallo dopo che il ‘fratello’ (il n.10.21), contenente in più un intervento sull’inabilità degli ormeggiatori e uno sul fondo vittime dell’amianto, è stato invece ufficialmente cassato.
L’emendamento ‘sperduto’ prevede due cose: lo stanziamento di due milioni di euro per coprire gli eventuali gap di fatturato delle compagnie portuali (articoli 17) nel primo semestre 2022 rispetto al 2019 usando quanto residuato dagli stanziamenti del Dl Rilancio; l’istituzione di un “Fondo nazionale all’uopo costituito”, finanziato con l’1% delle tasse di imbarco e sbarco “per finanziare misure di incentivazione al pensionamento anticipato per i lavoratori dipendenti” di imprese portuali, terminalisti, stazioni marittime e Autorità di Sistema Portuale.
Dopo che ieri si è appreso della mancata votazione sull’emendamento 10.19, ha cominciato a circolare un presunto parere contrario della Ragioneria Generale dello Stato, che cassa le misure per le seguenti ragioni: la pima perché, “sebbene l’erogazione dei citati contributi avvenga nell’ambito delle risorse disponibili, la proposta comporta maggiori oneri per la finanza pubblica in termini di fabbisogno e indebitamento privi di copertura finanziaria”. In sostanza, sembra dire la Ragioneria, ciò che è residuato dagli stanziamenti del Dl Rilancio per le compagnie portuali è già stato destinato ad altro.
L’intervento sui prepensionamenti, invece, avrebbe sollevato la perplessità della Ragioneria “attesa la formulazione generica del meccanismo secondo il quale risorse proprie delle Autorità debbano affluire al bilancio dello Stato per essere successivamente restituite alle medesime autorità”. L’emendamento sarebbe cioè farraginoso perché prevedrebbe un andata-ritorno (dalle Adsp a un fondo ministeriale e viceversa) delle risorse in questione.
Ammessa l’autenticità del parere in questione, tale critica sembrerebbe, almeno per quel che riguarda i prepensionamenti, emendabile con una banale riformulazione. Potrebbe essere per questo e per il fatto che le votazioni delle commissioni riunite sono ancora in corso (prevista una seduta anche in tarda serata) che l’emendamento non risulta bollato come inammissibile agli atti parlamentari.
Tanto è bastato, però, alla Filt Cgil per diramare stamane una nota di fuoco all’indirizzo del “Mims, garante del protocollo sottoscritto con le organizzazioni sindacali”, in cui si ventila la possibilità, in caso di mancato accoglimento, di “riprendere lo sciopero sospeso lo scorso 17 dicembre e riattivare specifiche iniziative a sostegno delle nostre ragioni”. Si vedrà nelle prossime ore se tanto basterà a smuovere i parlamentari verso una riscrittura gradita alla Ragioneria.
A Genova, intanto, “al termine dell’assemblea unitaria di questa mattina per decidere il futuro degli 88 lavoratori somministrati del porto, i sindacati esprimono profonda preoccupazione per quanto emerso dal dibattito e proclamano da domani lo sciopero a oltranza”. Lo ha reso noto una nota di Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp Liguria a proposito del negativo esito di una vertenza che due mesi e mezzo fa sembrava potesse risolversi con l’intervento del Comune. “I lavoratori hanno infatti declinato la prospettiva di inserimento presso le partecipate del Comune di Genova, una prospettiva poco soddisfacente sia dal punto di vista della stabilizzazione sia da quello delle mansioni” hanno spiegato Laura Tosetti, Sergio Tabò e Roberta Cavicchioli, rispettivamente di Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp Liguria. “A maggior ragione, appare paradossale allontanare questi lavoratori dal luogo e dalle mansioni che hanno svolto senza riserbo anche durante la pandemia e per le quali la domanda è sempre alta”.
A.M.
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