Multa da 80 milioni di dollari in arrivo per Repsol, che accusa F.lli d’Amico Armatori
La major spagnola imputa lo sversamento alla sua raffineria di La Pampilla di un mese fa a un movimento anomalo della Mare Doricum, annunciando la richiesta di un risarcimento multimilionario
Si è fortemente inasprita la lite fra le istituzioni peruviane e la compagnia petrolifera spagnola Repsol, proprietaria della raffineria La Pampilla, sulla costa del paese sudamericano, presso cui un mese fa si è verificato uno sversamento in mare di migliaia di barili di greggio.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa spagnola Efe e dal quotidiano El Pais, la multinazionale iberica avrebbe fatto sapere di ritenere che a causare l’incidente sia stato un “movimento brusco” (questa l’espressione dei media spagnoli) della Mare Doricum, la petroliera della compagnia italiana F.lli d’Amico Armatori che stava scaricando il greggio presso l’impianto.
Motivo per cui, hanno aggiunto le due testate giornalistiche spagnole menzionando uno studio realizzato dalle società Inerco e Orbital Eos che sosterrebbe le tesi di Repsol, la compagnia petrolifera ha intrapreso azioni legali volte a reclamare un risarcimento “multimilionario” ai proprietari e alla compagnia assicuratrice della petroliera, che stava effettuando operazioni di scarico del greggio presso la raffineria La Pampilla quando è avvenuto lo sversamento.
La diffusione di tale notizia, ritenuta da alcuni evidentemente suggerita da Repsol, ha però irritato moltissimo le istituzioni peruviane. Dopo che lunedì l’Osinergmin, l’Agenzia governativa di vigilanza sulle attività estrattive, aveva precisato di ritenere prematuro avanzare un parere in merito alle cause della fuoriuscita, il Ministro dell’Ambiente peruviano Modesto Montoya ha rincarato, dichiarando che “L’azienda, invece di ripulire, cerca altri colpevoli. Dà l’impressione che ci sia un certo grado di disprezzo per la natura”.
E sempre Montoya il giorno seguente, cioè ieri, ha annunciato l’avvio di un procedimento sanzionatorio a carico di Repsol per non aver ripristinato le condizioni esistenti nel mare peruviano prima della fuoriuscita di petrolio. Sanzioni che potrebbero raggiungere un importo di 80 milioni di dollari. “Non hanno rispettato i requisiti di pulizia, di recupero (delle zone colpite) e le scadenze che sono state stabilite” ha detto Montoya alla stampa peruviana, sottolineando come Repsol abbia provveduto solo alla pulizia delle spiagge e non del mare: “Abbiamo visitato le isole dove si trovano gli uccelli di guano, e l’impresa non ha fatto nulla finora, l’azienda sta cercando una scusa per non rispettare (tali requisiti), ma questo non sarà possibile, perché le leggi internazionali ci proteggono”.
Understatement massimo, per il momento, da parte di F.lli d’Amico Armatori, consegnato a una nota: “La Fratelli d’Amico Armatori S.p.A. continua a collaborare pienamente con le autorità, fornendo tutte le informazioni necessarie per aiutare le loro indagini. Tuttavia, poiché l’inchiesta è ancora in corso, e tutti i fatti devono ancora essere completamente stabiliti, è importante non fornire alcuna informazione errata o fuorviante, anche se, dalla nostra verifica delle evidenze, possiamo confermare che tutti i protocolli di bordo sono stati seguiti dalla nave durante le operazioni discarica e dal momento del rilevamento della presenza di olio sull’acqua”.
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