Nuovo affondo di Clecat contro gli armatori container: “Bruxelles avvii un’indagine”
Per l’associazione europea degli spedizionieri la gestione della capacità di stiva ha permesso ai global carrier di guadagnare un’ulteriore posizione dominante sul mercato e investire gli ingenti guadagni in ulteriori operazioni di M&A e integrazione verticale della filiera
Il 17 febbraio il Clecat, l’associazione europea degli spedizionieri e degli utenti del trasporti, ha comunicato di aver scritto una lettera alla Commissaria europea per la concorrenza, Margrethe Vestager, per chiedere formalmente di avviare un’indagine urgente sul settore del trasporto marittimo container. Un mercato “dominato dalle compagnie marittime le quali – scrive l’associazione – oltre a una serie di vantaggi fiscali (tonnage tax e deroghe sugli aiuti di Stato) godono di una parziale deroga alla normativa antitrust UE, nota come Consortia Block Exemption Regulation (il cui processo di revisione da parte delle istituzioni europee dovrebbe iniziare a breve)”. L’obiettivo dell’indagine chiesta dall’associazione europea degli spedizionieri è quello di stabilire il livello di concentrazione e consolidamento raggiunto dal settore dello shipping in mare e a terra.
A due anni dallo scoppio della pandemia le imprese europee affermano di continuare a dover sostenere un incremento nei costi del trasporto, affidabilità del servizio offerto dalle shipping line ai minimi storici e una generalizzata diminuzione della possibilità di scelta lato domanda. “La fiammata dei prezzi del trasporto via mare negli ultimi 18 mesi, inoltre, ha portato a un aumento dell’inflazione e del costo della vita in Europa, come recentemente rilevato dall’Oecd” aggiunge Clecat.
Che poi affonda il colpo: “Gli enormi profitti delle compagnie marittime, derivanti da una sapiente strategia di gestione dell’offerta di capacità, hanno permesso a quest’ultime in anni recenti di guadagnare un’ulteriore posizione dominante sul mercato e di investire gli ingenti guadagni in ulteriori operazioni di M&A e integrazione verticale della filiera a discapito di imprese di spedizioni internazionali, caricatori, fino ai clienti finali, a causa della diminuita capacità di scelta a fronte di servizi sempre più cari e scadenti”.
A destare particolare preoccupazione, aggiunge infine l’associazione europea degli spedizionieri, sono “le ultime condotte di mercato fortemente discriminatorie messe in atto da alcune compagnie marittime proprio nei confronti dei freight forwarder ‘indipendenti’ (anello fondamentale della catena logistica europea), esclusi dalla contrattazione annuale con le compagnie e autorizzati a trattare solo sul mercato spot, maggiormente soggetto alle fluttuazioni del mercato”.
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