Onorato: “Il credito di Tirrenia in A.S. verso la cessione a un fondo”
Il patron di Moby e Cin all’attacco del Mise e di un presunto disegno finalizzato a far fallire i conncordati preventivi in corso
La lunga telenovela del salvataggio finanziario di Moby e di Compagnia Italiana di Navigazione (Tirrenia) si arricchisce di una puntata particolarmente significativa. Un colpo di scena inaspettato se effettivamente si verificherà.
Vincenzo Onorato, il patron di Onorato Armatori, la holding che controlla Moby e indirettamente Cin, in una nota denuncia la possibile scelta da parte di Tirrenia in Amministrazione Straordinaria di cedera un fondo d’investimento la propria esposizione finanziaria (credito) di 180 milioni di euro derivante dal mancato pagamento da parte di Moby di tre tranche del prezzo pattuito per l’acquisto di Tirrenia nel 2012. Tirrenia in Amministrazione Straordinaria è la bad company nata in quell’occasione e attualmente controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) e guidato dal ministro Giancarlo Giorgetti della Lega.
“Nel silenzio assordante che da oltre un anno caratterizza l’operato del MISE e le vaghe e pretestuose missive dei Commissari in A.S. apprendo che i
Commissari di Tirrenia in A.S. si appresterebbero a cercare di vendere il credito vantato nei nostri confronti di un non ben specificato “fondo”. Personalmente ritengo che questa mossa consentirebbe al MISE e ai suoi Commissari di scaricarsi delle proprie responsabilità sulla nota vicenda e di levarsi dal significativo empasse che loro stessi hanno creato. Il consistente rischio è che dietro questo “fondo” si celi il nostro concorrente Grimaldi e che comunque lo stesso voti sfavorevolmente il aldi Group e dello stretto rapporto con la Lega.
“Si è già visto che Grimaldi, dopo l’assegnazione della rotta in convenzione Napoli-Cagliari, ha disatteso la clausola sociale, prevista nel bando, e non ha assunto i circa 80 lavoratori
TIRRENIA nel silenzio assordante del Governo e delle Istituzioni” prosegue il patron di Moby e Cin. Che poi aggiunge: “CHIEDO che l’eventuale cessione del credito avvenga CON TRASPARENZA su cifra, tempo e modi e che, come da me già proposto in passato, l’acquirente si obblighi al piano già accettato da
banche e bondholders, obbligo che tra l’altro, e non è poco, valorizzerebbe, in caso di cessione, il credito a vantaggio dello Stato e dei creditori”.
Nello sfogo di Onorato si torna poi a parlare di un presunto attacco orchestrato nei confronti delle sue società in concordato preventivo. “Da anni ritengo che sia in atto una strategia per portare al fallimento la prima infrastruttura sul mare del Paese, pianificata dal Gruppo Grimaldi con l’appoggio politico della Lega e finanziato prima del signor Antonello Di Meo (contro il quale sarebbe stata avviata un’indagine per insider trading, ndr) e oggi del fondo J Invest. Basta leggere i quotidiani nazionali per constatare quanto i Grimaldi e Matteo Salvini siano
legati. Senza questa premessa non si spigherebbe perché un creditore senza garanzie a cui vengono offerti 144 milioni di euro e un’ipoteca su 4 navi, con un pagamento all’omologa di 23 milioni di euro, più di quanto probabilmente prenderebbero tra anni alla liquidazione e che ridurrebbe il debito a 121 milioni di euro, con assenso di banche e bondholders, a cui
va il mio personale ringraziamento, si ostinino a voler far fallire la Compagnia che è sana, conta 6.000 lavoratori italiani del Sud e che oggi, in bassa stagione, ha in cassa consistente liquidità”.
A onor del vero va precisato che, parallelamente alla progressiva riduzione di navi in flotta (cedute, dismesse o destinate alla vendita) i lavoratori direttamente assunti da Moby e da Cin sono notevolmente scesi rispetto alla cifra di 6mila menzionata.
Alla lettera di Onorato ha fatto seguito a stretto giro la replica del Gruppo Grimaldi “che respinge con fermezza ogni capziosa e strumentale insinuazione circa la volontà di acquisto di parte dei debiti delle società che fanno capo al medesimo Onorato. Ne è riprova il fatto – aggiunge la replica – che i suoi titolari hanno già e più volte rifiutato tutte le proposte pervenute, ostandovi motivi di etica personale e imprenditoriale.
In ragione di queste e delle altre basse insinuazioni contenute nel richiamato comunicato, il Gruppo fa presente di aver dato mandato ai suoi legali di fiducia di valutare ogni possibile iniziativa a tutela dell’onorabilità delle Società che lo compongono, della Dirigenza e di tutte le donne e gli uomini che, con professionalità e abnegazione, in Italia e nel mondo, operano sotto
le insegne ‘Grimaldi’! Davvero: ‘ognun dal proprio cuor l’altrui misura’!
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