Crescono tensione e preoccupazioni al Csm in porto a Genova
La protesta dei dipendenti innesca quella dell’azienda nei confronti dell’Adsp: “Ulteriore aggravamento dell’equilibrio economico-finanziario, rischio esuberi”
Quanto fino alla settimana scorsa era un timore ancora senza contorni, ora è nero su bianco: al Csm – Centro Smistamento Merci di Genova, 46mila mq, per metà piazzali e per metà magazzino doganale, incastonati nel cuore del porto di Genova sotto la Lanterna, il rischio di esuberi fra i 23 operai è nero su bianco.
“In assenza di adeguati provvedimenti da parte di codesta Autorità, si dovrà inevitabilmente intervenire anche sui livelli occupazionali” ha infatti scritto Andrea Bartalini, amministratore delegato di Csm nonché della controllante C. Steinweg Gmt, concessionaria dell’omonimo terminal multipurpose poco distante (e pressoché unico cliente), in una lettera inviata venerdì all’Autorità di Sistema Portuale di Genova.
Lo spunto a Bartalini era arrivato dalle due ore di sciopero dei lavoratori di Csm indette sempre venerdì dalle segreterie di Filt Cgil e Uiltrasporti, epilogo di una lunga e finora sterile interlocuzione con l’azienda e probabile prologo di una più articolata vertenza, che assomma diverse istanze. A detta dei lavoratori, infatti, all’integrativo scaduto da due anni e alle problematiche ripetutamente e invano sollevate su igiene e sicurezza (con riferimento a manovre dei messi sui piazzali e ai depositi di polveri e pulviscoli legati alla movimentazione di metalli) si sarebbe da ultimo aggiunto l’inasprimento dei rapporti con la proprietà, inveratosi in “decisioni arbitrarie sulla gestione e sanzioni” a esacerbare un quadro già più teso che altrove in ragione dell’applicazione del Ccnl Logistica a dispetto della collocazione ‘portuale’ dell’azienda.
Ma la tematica principale, cui l’azienda riconduce anche questi ultimi attriti, era costituita appunto dal ‘fantasma’ degli esuberi legato all’indisponibilità di spazi, che costringerebbe Csm a non potersi più permettere il minimo margine d’errore (da cui la suddetta sanzione). È questo non a caso il fulcro della lettera di Bartalini ad Adsp, in cui si stigmatizza come da quasi 10 anni sia “preclusa la possibilità di usufruire pienamente e liberamente del terminal assentito in concessione”, in ragione dei lavori, tutt’ora in corso, al raccordo autostradale di San Benigno (si vedano non a caso le istanze presentate dal gruppo nel recente passato su carbonile ex Enel e Ponte Somalia).
Lavori malgrado i quali, rincara Bartalini nella misiva, a Csm non sarebbero stati riconosciuti né riduzioni nel canone né assentimenti compensativi di aree, con la conseguenza di “mancati ricavi” (il terminalista ventila una perdita a fine anno di 400mila euro), sostenimento di costi di deposito presso terzi, “pericolo di ulteriore perdita di clientela” (sarebbero più di 500 i container che nei primi due mesi del 2022 Csm “ha dovuto indirizzare verso altri depositi”): “Una situazione che non potrà essere sostenuta da Csm ancora a lungo”.
Da qui l’esplicitazione della possibilità di interventi sui livelli occupazionali “sempre più incongruenti con l’effettiva capacità produttiva” del terminal e la richiesta di un incontro aperto alle sigle sindacali. Che, da parte loro, restano in allerta, pronte a formalizzare l’agitazione perdurante dei lavoratori con nuove iniziative in caso di mancati sviluppi della vertenza.
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