Cingolani rassicura: “Abbiamo due o tre opzioni a disposizione per la nave Fsru”
Anche rispetto ai costi del noleggio dell’unità secondo il titolare del Mite l’Italia non sarebbe in difficoltà dato che si è mossa per tempo, rispetto ad altri paesi europei
Nel corso di una informativa resa quest’oggi al Senato, il Ministro alla Transizione Energetica Roberto Cingolani è tornato sul tema della dipendenza dell’Italia dal gas russo e sulle contromisure di breve, medio e più lungo periodo che il governo intende mettere in atto per ridurla.
Come visto, tra queste rientra anche il reperimento di una nave Fsru (cioè una unità galleggiante per lo stoccaggio e la rigassificazione del Gnl), processo non semplicissimo rispetto al quale però il titolare del Mite ha fornito ora alcune rassicurazioni. “A livello europeo è partita la corsa alle navi di rigassificazione: non sono tante e costruirle richiede molto, quindi si devono prendere quelle che ci sono”. Tuttavia, rispetto “ai costi di affitto elevati, per fortuna ci siamo mossi per primi, avendo l’idea della nostra dipendenza molto forte, e abbiamo ora due o tre opzioni che stiamo valutando” ha dichiarato.
Nel complesso, ha aggiunto Cingolani, le strutture galleggianti che il governo intende far realizzare e ancorare “in prossimità di porti”, sono realizzabili in “12-18 mesi” per una capacità complessiva “dai 16 ai 24 miliardi di metri cubi”. Anche in questa occasione Cingolani non ha precisato dove il Mite preveda di collocare gli impianti, né ha fornito dettagli più precisi sulle tempistiche di attivazione. Secondo quanto dichiarato nei giorni scorsi, una prima unità (si presume quindi quella cui si è riferito parlando di 2-3 opzioni al vaglio) dovrebbe entrare in funzione già nella prima metà dell’anno. Quanto agli scali in cui potrebbero essere collocate sia questa prima unità sia le successive, ancora nessuna indicazione ma, secondo quanto riferito ieri da Portoravennanews, sul tavolo del Mite ci sarebbero quattro nomi, quelli di Ravenna, Taranto, Porto Empedocle e Piombino.
Tornando all’informativa, Cingolani non ha inoltre escluso la realizzazione di nuovi impianti di rigassificazione on shore, che “potrebbero garantire circa 20 miliardi di metri cubi all’anno”. Il ministro ha però anche ricordato come la loro costruzione, rispetto a quella degli impianti d’altura, abbia costi maggiori e tempi di realizzazione più lunghi, nell’ordine di “36-48 mesi”. L’idea è quindi quella di “vedere l’evoluzione, avendo comunque quelli galleggianti che sono permanenti” e comunque di “non fare tutto, poiché sarebbe eccessivo e richiederebbe anche forniture di Gnl molto forti”.
Se la realizzazione di nuovi impianti, off o on shore, rientra comunque nelle azioni descritte come strutturali, che serviranno cioè a sganciare l’Italia dalla dipendenza russa nel lungo periodo, tra quelle necessarie per coprire le esigenze del medio termine, ovvero legate alle necessità del prossimo inverno, Cingolani ha citato anche l’incremento di capacità dei tre rigassificatori italiani (non solo i due offshore di Rovigo e Livorno, ma anche quello in terraferma di Panigaglia), evidenziando come complessivamente questi producano “il 13% del nostro gas per circa 9,8 miliardi di metri cubi” che però “potrebbero arrivare a circa 16 miliardi”. In particolare il piano è di incrementarne l’impiego “anche nei periodi dell’anno in cui tipicamente non sono utilizzati”, grazie a una disponibilità di Gnl aggiuntiva per la quale il governo ha discusso recentemente anche con il Qatar.
Queste azioni, come evidente, si affiancheranno ad altre iniziative, ad esempio finalizzate ad aumentare le importazioni da altri fornitori, anche via gasdotto, a incrementare la produzione nazionale così come allo sviluppo dei progetti che riguardano le rinnovabili.
Anche tra queste ce ne saranno alcune che potranno avere un impatto sul settore marittimo. Cingolani ha parlato infatti di una “accelerazione di tutti i progetti rinnovabili, off-shore e on-shore“, evidenziando come tra i primi le richieste di connessione siano arrivate a toccare i 40 gigawatt. Il settore dello shipping potrà inoltre essere coinvolto dalla spinta che il governo intende dare alle attività estrattive, dato che l’obiettivo – ha precisato il ministro – è di arrivare a un “incremento di produzione nazionale di 2,2 miliardi di metri cubi del nostro gas”. Un effetto indiretto sull’industria del trasporto via mare globale potrebbe infine arrivare da un’altra azione che il governo sta cercando di avviare, ovvero l’incremento dell’import di gas dall’Algeria tramite il Trasmed. “Questo importa il 29% del nostro fabbisogno, quindi è grosso: sono oltre 21 miliardi di metri cubi e potrebbe arrivare a 27 miliardi, pertanto ha ancora un po’ di capacità sfruttabile” ha chiarito il ministro, evidenziando come l’esecutivo stia lavorando a un accordo con Algeri perché dirotti sul gasdotto forniture aggiuntive che ad oggi invece di dirigono in forma di export di Gnl “verso altri mercati”.
F.M.
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