Bruno Musso a quota 144 anni: “Genova potrebbe essere centro logistico del Sud Europa” (FOTO)
L’evento celebrazione dedicato al presidente del Gruppo Grendi è stato l’occasione per ripercorrere una vita di innovazioni, battaglie e scommesse vinte. Ne rimane una importante ancora incompiuta
Genova – “Imprenditore dello shipping, intellettuale, progettista visionario. E ancora: genovese (perchè essere genvoese è un mestiere!), armatore, operatore logistico, poeta e scrittore”. Con queste definizioni Costanza Musso ha introdotto la serata di celebrazione degli ’84+60 anni’ dededicata al padre Bruno Musso, patron del Gruppo Grendi, nell’elegante Palazzo della Rovere in centro a Genova. Un appuntamento originariamente organizzato per metà dicembre ma rinviato causa Covid al quale ha voluto partecipare praticamente tutta la classe imprenditoriale dello shipping genovese e non solo a giudicare dai molti volti noti presenti in sala.
Il titolo della serata era “Quota 144” perchè rappresenta la somma di 84 anni anagrafici e 60 anni di carriera sul ponte di comando dell’azienda nella quale entro nel 1961 raccoglie la storia di un’impresa che ebbe inizio nell’Ottocento con le vicende delle famiglie Grendi e Musso. Oggi è Presidente del Gruppo Grendi, “la più antica casa di spedizioni in Italia che, attraverso i suoi due secoli di attività, riflette una storia di progresso economico che riguarda il nord Italia, Genova e la Sardegna”.
La sua storia imprenditoriale è stata raccontata anche con un’esposizione fotografica che ripecrorre alcune delle tappe professionali più importanti fra cui, nel 1967, le prime navi portacontainer entrate in servizio in Italia proprio grazie a Bruno e Giorgio Musso, una vera e propria rivoluzione nel settore dei trasporti. “Da quel momento sarebbe stato possibile lavorare anche in porti privi di attrezzature, contando su un’inedita velocità di carico e scarico della merce, senza trasbordi dal punto di partenza al punto di arrivo, viaggiando sempre all’interno di container” è stato ricordato.
Dal varo della prima portacontainer italiana, la Vento di Levante, all’ottimizzazione degli impatti del trasporto sull’ambiente, in tempi dove ancora di sostenibilità si parlava in relazione ai soli principi contabili, passando per le battaglie giocate da imprese coraggiose per l’adeguamento normativo che regolamenta ancora oggi il modo di lavorare sulle banchine, la sequenza fotografica è una sintesi di una storia le cui pagine Bruno Musso sta ancora scrivendo.
Dal container internazionale al container europeo, nell’ottica della massima efficienza, l’esperto imprenditore genvoese studiò e fece costruire i propri container da 24,5’ scegliendo una misura compatibile con lo standard di carico europeo: il pallet. In anni più recenti con il figlio Antonio decise di introdurre il sistema a cassette con i translifter (trattori specifici), rivoluzionando le operazioni di carico e scarico nei terminal del gruppo e abbattendo in maniera sifgnificativa consumi ed emissioni nell’atmosfera, grazie alla riduzione della velocità di navigazione consentita dal minore tempo speso in porto.
L’attuale presidente di Grendi è stato anche un’innovatore nel campo del lavoro n banchina: “Ha contribuito, insieme ai colleghi di Confitarma, alla riforma che ha introdotto il modello delle concessioni dei terminal portuali ai privati e il lavoro con personale proprio nei terminal: un lungo e complesso cammino con un positivo epilogo che ha condotto allo sviluppo dei porti italiani attuali”.
Ovviamente Musso ha colto l’occasione della serata a lui dedicata perseverando “nel sottolineare l’importanza di adottare nuovi paradigmi conformi ad uno sviluppo economico sostenibile: in quest’ottica si colloca il progetto in corso del Bruco, che prevede di collegare il porto di Genova Prà alla Pianura Padana attraverso veri e propri ‘nastri trasportatori’ posizionati all’interno di un tunnel dedicato alle sole merci”.
A margine dell’evento, a SHIPPING ITALY Musso ha risposto così alla domanda su quale sarà la prossima invenzione necessaria: “Oggi la criticità più grossa è l’impianto istituzionale dei nostri sistemi democratici che hanno perso. Le democrazie erano vincenti nel secolo scorso merntre oggi sono perdenti; l’Ucraina ne è una dimostrazionee evidente. A livello mondiale siamo come Genova a livello portuale: non vogliamo vedere: pensiamo che sia un problema di uomini, mentre invece è un meccanismo che non funziona più”. L’ultimo libro scritto da Musso non a caso s’intitola ‘Andare oltre per ritrovare la democrazia’.
“Di fatto noi abbiamo una struttura inventata dala borghesia nel ‘700 che da dava libertà e diritti e ce li ha dati. Non gestiva la struttura pubblica e soprattutto non gestiva l’uguaglianza retributiva. Dobbiamo inventare” un nuivio strumento di governo “e dovrà essere adeguato” ha aggiunto il numero uno di Grendi. “Nel mondo sfruttiamo il 10% di quelle che potrebbero essere le potenzialità che abbiamo: noi Paesi ricchi sopravviviamo, gli altri muoiono”.
Più nello specifico a proposito di trasporti e logistica delle merci il futuro in che direzione va? “Io penso al progetto del Bruco che consentirebbe un salto qualitativo che ci consentirebbe di diventare il centro logistico del Sud Europa e soprattutto dare al Nord Italia un collegamento diretto con il mondo. Oggi abbiamo un collegamento inesistente fra il Nord Italia e il mondo, però non vogliamo vedere. C’è una struttura pubblica che per motivi perversi difende il presente contro il futuro; in un sistema in evoluzione è il modo classico di ottenere un suicidio organizzato”.
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