Grimaldi chiede un risarcimento danni da 143 Mln a Moby
L’azione legale è conseguenza dell’accertato abuso di posizione sulle linee con la Sardegna
Non si placa la battaglia navale fra i gruppi Grimaldi e Moby (quest’ultimo ora affiancato anche dalla Msc di Gianluigi Aponte in qualità di scoio al 25%). Secondo quanto rivelato da Mf-MilanoFinanza la shipping company partenopea ha infatti avviato un nuovo fronte legale contro il gruppo della famiglia Onorato chiedendo un maxi-risarcimento (147,2 milioni di euro) per i danni patiti dall’abuso di posizione dominante sulle rotte fra Sardegna e continente accertato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Oltre a Grimaldi, anche le società di autotrasporto Lucianu e Trans-Isole oltre alla compagnia di navigazione Grendi Trasporti Marittimi furono le aziende che segnalarono con un accurato dossier all’autorità antitrust le condotte messe in atto da Moby a sfavore dei carichi rotabili e delle altre linee marittime concorrenti.
A SHIPPING ITALY l’amministratore delegato di Grendi, Antonio Musso, ha fatto sapere che la loro aziende “sta ancora valutando” se avviare un’azione simile o meno ma appare improbabile che alla fine propenderanno per seguire la rotta di Grimaldi nel chiedere un risarcimento danni.
Secondo quanto riportato dal quotidiano finanziaria milanese il gruppo armatoriale controllato dalla famiglia Grimaldi avrebbe notificato al tribunale di Milano un atto di citazione contro Moby dove il valore stimato del danno complessivamente subito sarebbe stato quantificato in 147.209.642 euro, sulla base di un differenziale tra la redditività congrua delle linee e l’ammontare delle perdite subite. Più in dettaglio è stato determinato l’ammontare delle perdite subite nell’intervallo temporale compreso tra l’esercizio 2016 e l’esercizio 2021 su alcune linee specifiche (Civitavecchia-Olbia, Livorno-Olbia, Civitavecchia-Olbia-Cagliari, Genova-Livorno-Cagliari, Genova-Porto Torres, Salerno-Cagliari, Savona-Porto Torres) e il valore della remunerazione congrua attesa per quegli stessi collegamenti nel medesimo intervallo temporale. “In ragione delle analisi svolte, la stima delle perdite subite è risultata essere di 95.062.383 euro” mentre “il valore complessivo simulato della remunerazione congrua del Capitale investito regolatorio è risultato così pari a euro 52.147.259” si legge nell’articolo in questione.
A proposito dell’abuso di posizione dominante sulle linee fra Sardegna e continente lo scorso novembre l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, “come impostole dal Tar Lazio e dal Consiglio di Stato che, con proprie sentenze del 2019 e 2021 avevano accolto i ricorsi di Moby e Compagnia Italiana di Navigazione annullando la sanzione di Euro 29.202.673,73 emessa nel 2018 a carico delle due società”, aveva “rideterminato la stessa in Euro 1.000.000, riducendola quindi di circa il 97%”.
Come detto tutta la vicenda ebbe origine nel 2016 con le prime denunce e segnalazioni all’Autorità Antitrust sulla condotta tenuta da Moby e Tirrenia Cin inviate dalle società di autotrasporto Trans Isole S.r.l. e Nuova Logistica Lucianu, a cui si aggiunsero anche i vettori marittimi Grendi e Grimaldi Euromed. In un primo tempo (nel febbraio 2018) l’Agcm aveva sanzionato in solido Compagnia Italiana di Navigazione e Moby con una multa da 29,2 milioni di euro accogliendo le denunce presentate e accertando l’abuso di posizione dominante. Nel mirino era finito il trattamento discriminatorio e penalizzante riservato alle due società di logistica che avevano preferito imbarcare i propri semirimorchi con vettori diversi da Moby e Cin.
Qualche tempo più tardi rispetto al primo pronunciamento dell’authority il Tar del Lazio aveva confermato la condanna ma aveva chiesto all’Antitrust di ricalcolare la sanzione e la stessa, dopo un paio di rinvii, aveva deciso di attendere il pronunciamento in secondo grado del Consiglio di Stato prima di ricalcolare (o meno) la sanzione. Quest’ultimo si era pronunciato la scorsa primavera e per questo l’Agcm a novembre, dopo alcune proroghe dei termini, è arrivata a quantificare in 1 milione di euro il ricalcolo della sanzione.
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