L’Adsp di Gioia segna un punto decisivo nella vertenza Zen
Ribaltata la pronuncia del Tar sulla revoca della concessione. Prosegue intanto la crisi dell’automotive: Automar vuole prorogare di tre mesi la cassa integrazione
Il travagliatissimo rapporto fra l’Autorità portuale (poi Autorità di Sistema Portuale) di Gioia Tauro e il cantiere navale Zen Yacht potrebbe essere arrivato dopo quasi tre lustri ad una svolta definitiva.
Il Consiglio di Stato, infatti, ha accolto l’appello dell’ente pubblico che aveva impugnato la sentenza con cui il Tar di Reggio Calabria la scorsa estate aveva annullato la revoca della concessione di Zen. Una sentenza che ha sposato tutte le tesi dell’Adsp. Non solo quelle relative alla correttezza della procedura (si contestava una presunta tardiva o posticipata approvazione del decisivo verbale di Comitato portuale), ma anche quelle inerenti il più delicato episodio della morte di un lavoratore, Agostino Filandro, di una cooperativa subappaltatrice di Zen.
Filandro, ricostruisce il Consiglio di Stato, “subiva un incidente mortale mentre era, di fatto, abusivamente impegnato, nei pressi dell’area demaniale in concessione, in operazioni di varo ed alaggio di un natante per conto della ditta -M.- cooperativa sociale (…) autorizzata (per il periodo dal 1° gennaio al 31 gennaio 2019) all’accesso in porto esclusivamente per l’esecuzione lavori di manutenzione presso imbarcazioni a vela ed a motore, per conto della stessa. Ne discendeva la contestazione, a carico di quest’ultima, delle disposizioni in materia della sicurezza in ambito portuale, con correlato inadempimento degli impegni inerenti il rapporto concessorio. L’adozione della (pedissequa) misura decadenziale seguiva, peraltro, un articolato contraddittorio procedimentale, all’esito del quale l’Autorità motivatamente respingeva, in quanto asseritamente infondate, le deduzioni con le quali la concessionaria aveva rappresentato ed evidenziato che il sinistro de quo sarebbe avvenuto, in concreto, all’esterno dell’area di cantiere, con conseguente, prospettata inoperatività, a proprio carico, degli ordinari doveri custodiali e di vigilanza”.
La responsabilità del tragico incidente, in sostanza, non è per nulla imputabile all’ente secondo il Consiglio di Stato: “In definitiva, la società appellata, titolare della concessione demaniale marittima inerente l’area presso la quale si era recato il sig. Filandro, aveva la capacità, la concreta e diretta, la possibilità e l’obbligo (peraltro dallo stesso assunto formalmente) di vigilare sul rispetto delle regole e delle prescrizioni di sicurezza in tutto l’ambito portuale: segnatamente, sulle modalità di permanenza nell’area del Filandro, deceduto a bordo di un natante collocato nello specchio acqueo prospiciente l’area in concessione, durante operazioni di alaggio mai autorizzate”. Una conclusione che peserà presumibilmente anche nel procedimento penale che vede coinvolto Andrea Agostinelli, numero uno dell’ente.
Meno positive per l’Adsp le notizie che giungono dalla banchina di Automar. Prosegue infatti la crisi dei traffici automotive, tanto che il terminalista del gruppo Grimaldi ha chiesto di prorogare fino a metà luglio la cassa integrazione per 51 dei suoi dipendenti, pari al 96% della forza lavoro.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER QUOTIDIANA GRATUITA DI SHIPPING ITALY