Nuovo offerta per il debito di Cin verso Tirrenia in A.S.
La bad company avrebbe ricevuto (forse da J-Invest) una proposta da 110 milioni per il credito verso la società di Moby. Che intanto si muove per la riorganizzazione aziendale degli amministrativi
Sul percorso di salvataggio del gruppo Moby, avviato un mese fa e imperniato sull’ingresso nella società della famiglia Onorato del gruppo Msc di Gianluigi Aponte, incombono da qualche giorno alcune perturbazioni significative.
Oggi il quotidiano finanziario Milano Finanza ha rivelato, senza farne il nome, che soggetto terzo avrebbe presentato a Tirrenia in Amministrazione Straordinaria un’offerta di acquisto, 110 milioni di euro, del credito da 180 milioni di euro vantato dalla bad company facente capo al Ministero dello Sviluppo Economico nei confronti di Cin – Compagnia Italiana di Navigazione (controllata da Moby) per l’acquisizione nel 2012 della ex compagnia di bandiera.
Secondo MF, quindi, ai commissari di Tirrenia in as, dai quali ad oggi sarebbe arrivato il placet all’offerta saldo&stralcio di 82 milioni presentata da Cin – placet ufficioso ma sufficiente per il Tribunale ad accogliere la proposta concordataria della stessa Cin –, sarebbe così stata prospettata la possibilità del recupero di una quota decisamente più alta del proprio credito (61% contro 45%). Il confronto però non andrebbe fatto sui soli importi. L’offerta di Cin, infatti, avrebbe il plus di una fidejussione e della potenza industriale di Msc, alla base della stessa. Per contro la nuova proposta non prevedrebbe, ovviamente, la rinuncia da parte di Tirrenia in as ai contenziosi aperti contro Moby/Cin.
A complicare il quadro e la lettura di questa novità ci sono poi le date. Il Tribunale di Milano, infatti, aveva fissato come termine ultimo per la presentazione del piano concordatario lo scorso 31 marzo. Tanto che, per rispettare la data, Msc avrebbe prospettato si alla bad company un impegno vincolante all’operazione alla base del salvataggio di Cin, ma pretendendo una tempistica di accettazione utile a soddisfare le scadenze del Tribunale.
La nuova offerta alla bad company, invece, sarebbe arrivata, senza vincoli, il primo aprile, sostanzialmente, quindi, fuori tempo massimo, tanto che sarebbe stata rifiutata dalla bad company. Il tempismo però non può che sollevare interrogativi sulla reale finalità della cosa, che potrebbe anche essere un tentativo di disturbo dell’operazione Msc mettendo i commissari di fronte al dilemma (anche e soprattutto erariale) di preferire una proposta per così dire industriale ma più povera finanziariamente ad un’offerta quantitativamente migliore ma volta con ogni probabilità a puntare sul fallimento di Cin.
Il nome dell’offerente non è stato come detto svelato, ma quello che risulta ad alcune fonti di SHIPPING ITALY – la bolognese J-Invest, mediatore attivo nella gestione di Npl e distressed asset – appare plausibile, dato che la società finanziaria guidata da Jacopo Di Stefano e Stefano Giura è “pacificamente creditrice” di Tirrenia in as (espressione usata da Tar del Lazio e Consiglio di Stato in alcune sentenze) e che essa, fondando le proprie pretese sul maggior recupero possibile da parte di quest’ultima del credito da essa vantato verso Cin, già un anno fa presentò un’istanza di fallimento di Cin.
A far da cornice a tutto ciò, si apprende che una decina di giorni fa Moby e Cin avrebbero prospettato ai sindacati un accordo per l’attivazione del Fondo Solimare per 24 mesi per 293 dipendenti amministrativi (fra cui 9 persone afferenti al settore rimorchio) con l’obiettivo della “riorganizzazione aziendale”. Data l’imponenza della manovra e l’incertezza sulla capienza stessa del Fondo, le organizzazioni confederali dei lavoratori avrebbero però preso tempo, chiedendo non solo la garanzia di evitare licenziamenti, ma anche la possibilità di visionare un piano industriale che renda conto degli effetti di medio lungo periodo della prospettata riorganizzazione.
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