Le incertezze finanziarie e strategiche interessano anche lo shipping di Acciaierie d’Italia
Alcuni armatori segnalano sempre maggiori timori a lavorare con l’ex-Ilva per i ritardi nei pagamenti ma l’azienda smentisce criticità. Intanto la flotta è passata sotto gestione tecnica e commerciale di Scorpio
“A Taranto ci sono diverse navi alla fonda in attesa di scaricare. Finchè ‘il conto non sarà saldato’ non sbarcheranno il carico. Ci sono armatori che in questo momento preferiscono non lavorare con Acciaierie d’Italia perchè le incertezze e i ritardi nei pagamenti preoccupano”. Questa segnalazione è arrivata a SHIPPING ITALY da una fonte che per evidenti motivi chiede di rimanere anonima ma trova conferma anche in altri stakeholder di mercato, tutti per ragioni differenti coinvolti in affari con l’ex Ilva e più o meno preoccupati dalla situazione attuale.
Le ben note vicende riguardanti il futuro della più grande acciaierie d’Europa e in generale del gruppo siderurgico oggi partecipato da Arcelor Mittal e Invitalia, tengono la società Acciaierie d’Italia in una condizione di costante instabilità e incertezza che non aiuta né la programmazione industriale, né gli investimenti, né la solidità finanziaria e di conseguenza crea un effetto a cascata anche sui trasporti marittimi e sulla logistica in & out verso gli stabilimenti del gruppo. Negli ultimi mesi, secondo quanto ricostruito, qualche armatore è dovuto ricorrere alle vie legali per sollecitare il saldo di fatture relative a spedizioni via nave di materie prime o semilavorati dirette a Taranto.
Molte delle criticità emergono dal mancato acquisto degli stabilimenti da Ilva in amministrazione straordinaria con ricadute gestionali ed economiche importanti; il contratto sottoscritto da Invitalia e ArcelorMittal nel dicembre 2020 subordinava l’acquisto degli asset da parte di Acciaierie d’Italia e la contestuale salita al 60% del socio pubblico alla realizzazione di condizioni sospensive che entro il 31 maggio avrebbero dovuto realizzarsi ma che invece non vedranno la luce (ovvero il dissequestro degli impianti a Taranto e un nuovo piano ambientale). L’attuale contratto d’affitto degli stabilimenti termina proprio il 31 maggio e se questi accordo non saranno in qualche modo prorogati o rinegoziati Acciaierie d’Italia dovrebbe in teoria restituire gli asset a Ilva in amministrazione straordinaria, la quale a sua volta si troverebbe a dover corrisponderle indennizzi e restituzione degli investimenti fatti in questo periodo. Una stuazione che evidentemnete non consente ad Acciaierie d’Italia di ottenere linee di credito significative dalle banche e da qui trae origine la situazione di stress finanziario che si riverberà anche nei contratti di fornitura con le società armatoriali. “Si naviga a vista sia sui noleggi che sui pagamenti” è l’espressione che una fonte utilizza per spiegare quello che sta avvenendo nella divisione shipping dell’ex-Ilva.
A questo proposito l’azienda ha fatto però sapere che “i pagamenti per navi e carichi sono regolari come da contratto”; poi ha aggiunto “per quanto riguarda gli altri pagamenti sono in linea con la prassi di mercato”. A Taranto arrivano minerali di ferro e carbone mentre in uscita vengono spediti semilavorati (diretti ad esempio a Genova) e prodotti siderurgici.
Ma che fine ha fatto invece la flotta di navi sotto il cappello di quella che una volta era la società armatoriale Ilva Servizi Marittimi e ribattezzata Adi Servizi Marittimi? Una barge (Megrez) attualmente si trova nell’area delle riparazioni del porto di Genova presso il cantiere San Giorgio del Porto e da qualche mese la gestione tecnica e commerciale di tutte le unità è passata al gruppo monegasco Scorpio guidato e controllato dai fratelli Emanuele e Filippo Lauro. Alle loro cure sono stati affidati sia gli spintori, che le barge così come la nave ammiraglia della flotta, vale a dire la Capesize bulk carrier Gemma, che attualmente viene impiegata a time charter per impieghi sia al servizio di Iva che di altri caricatori e noleggiatori.
Intanto anche a Genova la posizione di affittuaria sta pesando sull’attività di Acciaierie d’Italia. In tre giorni, infatti, la società ha dovuto incassare l’inammissibilità di due ricorsi al Tar, che non le ha riconosciuto il titolo all’azione proprio perché affittuaria e non proprietaria degli impianti di Ilva. Con la seconda sentenza Acciaierie d’Italia ha perso il ricorso contro la locale Autorità di Sistema Portuale per l’annullamento dell’atto con cui l’ente aveva disposto l’occupazione non preordinata all’esproprio di alcune aree nella disponibilità dell’acciaieria, per l’esecuzione dei lavori di riassetto della viabilità portuale.
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