Container e concorrenza: gli spedizionieri italiani pretendono regole uguali agli armatori
Fedespedi è tornata a chiedere un intervento della Commissione europea per poter giocare ad armi pari la battaglia competitiva della logistica a terra
Venezia – “La competitività delle imprese non può prescindere da un contesto di mercato nel quale le regole valgano per tutti, in cui i principi di una corretta concorrenza siano rispettati e salvaguardati”. Ancora una volta, e com’era prevedibile, uno dei passaggi chiave della relazione della presidente Silvia Moretto, alla 75ma assembla della Federazione nazionale delle imprese di spedizioni (Fedespedi) è stata dedicata agli armatori attivi nel trasporto marittimo di container, un settore definito “sussidiato” e che gode di “esenzioni fiscali”.
Il terreno di scontro è la logistica terrestre (oltre al terminalismo portuale) dove le shipping line e operatori come gli spedizionieri si trovano a competere con armi diverse: “In Europa le principali associazioni di operatori logistici e caricatori, guidate dal Clecat, hanno chiesto formalmente alla Commissione Europea di indagare su eventuali comportamenti scorretti messi in atto dai carrier marittimi negli ultimi due anni, in considerazione dei gravi disagi arrecati alla filiera marittima dall’incapacità dei vettori di garantire l’affidabilità del servizio (crollata dal 80 al 35%) e informazioni attendibili sullo stato di navi e contenitori” è scritto nella relazione della presidente Moretto.
Il vertice degli spedizionieri italiani si fa portavoce della preoccupazione che “compagnie del trasporto container abbiano approfittato indebitamente degli squilibri nei flussi commerciali fra Asia ed Europa, con politiche di gestione della capacità di stiva (blank sailing) sempre più aggressive commercialmente, politiche che hanno avuto come esito il forte aumento dei noli , la mancanza dei container vuoti, la congestione dei porti, le difficoltà di approvvigionamento e l’aumento del costo delle materie prime e dei prodotti di consumo (con aumento dell’inflazione)”.
Nel mirino ci sono in particolare “le attuali deroghe alla normativa Antitrust Ue per i consorzi tra shipping line” che “hanno dimostrato di non essere efficaci nel migliorare la qualità del servizio” offerto e hanno “creato un forte sbilanciamento contrattuale a favore delle compagnie di navigazione a scapito di porti, terminalisti e operatori logistici”. Secondo Moretto “è sotto gli occhi di tutti l’integrazione verticale in atto da parte delle compagnie marittime grazie agli enormi profitti generati negli ultimi due anni: noi non siamo contrari al libero mercato, anzi. Chiediamo però di poter competere ad armi pari, che vi siano regole comuni e che siano rispettate”.
L’appello di Fedespedi “a Governo e istituzioni europee è che non vengano meno al compito d’indirizzo politico, siano garanti delle regole e vigilino sul mercato e, ove occorra, intervengano per rivedere le normative e definire sistemi di monitoraggio trasparenti ed efficaci, che evitino comportamenti oligopolistici ,a tutela dell’efficienza delle supply chain. garantire il pluralismo e la concorrenza nel settore “.
Un messaggio rafforzato anche dalle parole del presidente della Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica (Confetra), Guido Nicolini (anche lui in scadenza di mandato), che, chiudendo i lavori dell’assemblea di Fedespedi, ha rinforzato il concetto per cui “non possono esserci regimi fiscali diversi per imprese che fanno lo stesso mestiere (autotrasportatori, terminalisti, ecc). Sembrerebbe scontato e perfino inutile dirlo ma invece evidentemente non lo è”. Il riferimento, come detto, è agli sgravi fiscali di cui beneficiano le compagnie di navigazione e all’estensione di questi vantaggi anche alle attività di trasporto e logistica terrestre.
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