“A Spezia altre aree buffer retroportuali per gestire la movimentazione dei container”
Bucchioni indica nelle aree e in via di dismissione della centrale Enel un’opzione per dare respiro alle banchine dello scalo sempre più sottopressione
La Spezia e il suo sistema portuale hanno deciso di far sentire la propria voce e attirare l’attenzione a livello sia locale che nazionale su quanto di buono lo scalo sta facendo ma soprattutto su quello che serve per poter fare un balzo in avanti in termini di traffici e investimenti. A partire dalla necessità di nuove aree retroportuali da destinare ad attività di buffering per liberare i piazzali del porto durante i momenti di picco degli imbarchi e sbarchi dalle grandi navi portacontainer.
E’ questa dunque la ragione per cui le associazioni locali degli agenti marittimi, degli spedizionieri e degli spedizionieri doganali hanno deciso, insieme a Confindustria La Spezia, di organizzare per venerdì prossimo un convegno dal titolo “La Spezia e il suo porto. Protagonisti nello scenario globale del terzo millennio”. Presentando l’evento i rispettivi presidenti delle associazioni hanno messo in evidenza alcuni temi che saranno oggetto di dibattito e discussione. Programmazione e investimenti viaggiano entrambe su due binari temporali ben definiti: da un lato c’è il disegno di sviluppo a lungo termine del porto spezzino con opere come i riempimenti e gli ampliamenti del La Spezia Container Terminale e del Terminal Del Golfo. “Nel frattempo però non possiamo rimanere a guardare perchè abbiamo un’emergenza da affrontare oggi ed è quella dell’aumento del dwell time (tempo di giacenza media, ndr) dei contaienr in porto che è salito e siamo convinti che sia necessario intervenire su una riorganizzaizone del modello operativo” ha detto Bruno Pisano, presidente dell’Associazione spedizionieri doganali (Assocad). “Intermodalità e automazione – ha aggiunto – aiuteranno a ottimizzare ancora meglio i pochi spazi disponibili, così come il preclearing e la velocizzazione delle operazioni in porto”.
Secondo Andrea Fontana, vertice degli spedizionieri spezzini, “dopo la pandemia le cose non torneranno come prima” con riferimento all’evoluzione del business container. “Serve dotare il porto di Spezia di zone buffer perchè gli spazi in banchina sono molto preziosi, non si possono umpiegare per lasciare container fermi. Servirebbe una cintura di retroporti esterni perchè il porto non può essere un’area di parcheggio”.
Ma dove si potrebbe trovare spazi per realizzare qualcosa di simile al modello di Santo Stefano Magra? Giorgio Bucchioni, numero uno degli agenti marittimi di Spezia, un’idea l’avrebbe: “Da tempo l’Enel ha annunciato che le aree (di sua proprietà) interessate dalla dismissione delle attività legate alla centrale potrebbero attirare attività di logistica…”. Insomma pare di capire che alcuni ragionamenti possano essere avviati nel prossimo futuro fra la comunità portuale ed Enel Logistics per studiare la possibilità di destinare proprio parte delle aree al business dei container attraverso l’apertura di un distripark.
Nonostante proprio Spezia due anni fa venne citata come uno dei porti da cui sarebbero partiti i progetti di riconversione di alcune aree portuali, nei giorni scorsi SHIPPING ITALY ha rivelato come i piani di sviluppo di Enel Logistics in Italia sembra prediligano inizialmente i porti di Livorno, Civitavecchia e Brindisi. Va detto che le prime reazioni del mondo imprenditoriale spezzino erano state molto fredde e critiche nei confronti all’inizio, soprattutto da chi vedeva in Enel Logistics un possibile nuovo concorrente.