Alp Livorno: già aria di tempesta per il nuovo management
Per l’Rsu dell’art.17 di Livorno la sostituzione dell’amministratore unico rischia di esacerbare i fenomeni di autoproduzione e finti articoli 16, fra dumping tariffario e precariato al ribasso
“Sconcertati e preoccupati dalle dinamiche che si sono create all’interno del porto da dicembre 2021 e che hanno portato alle dimissioni di un amministratore che, come nessuno nella storia di Alp, ha raggiunto obbiettivi importanti in questi anni”.
È con queste parole che la Rsa (rappresentanza sindacale unitaria) di Agelp, la società, partecipata da terminalisti e operatori portuali livornesi e dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, titolare della fornitura temporanea di manodopera nello scalo (ex art.17 della legge portuale), ha commentato il recente cambio al vertice della compagine, con la nomina nel consiglio di amministrazione del presidente di Uniport, Jari De Filicaia, dell’amministratore delegato di Sdt, Federico Baudone e del direttore generale di MarterNeri, Rino Russo, a sostituire l’amministratore unico Matteo Trumpy dopo tre anni di attività.
Fra i successi riconosciuti dalla Rsu a Trumpy, “equidistante da tutti i soci”, “l’assunzione degli interinali storici” malgrado “gravi e importanti pressioni” e il ripristino di una “situazione economicamente stabile, organizzata e soprattutto efficiente per il porto”. Che ora rischia secondo i rappresentanti sindacali di venir meno per “vecchie e logore diatribe politiche del porto”.
Un problema che secondo la Rsu sarebbe ben “messo in evidenzia dal nuovo Consiglio di Amministrazione, del quale fanno parte i rappresentanti di quelle realtà che più di tutte in questi anni hanno piegato i dettami del Contratto di Lavoro Nazionale utilizzando i propri lavoratori per 12 ore al giorno e ogni tanto anche per qualche ora di più, e che sono stati sorpresi più volte nei propri terminal a far svolgere le operazioni portuali ai marinai delle navi, favorendo quindi l’autoproduzione”.
Nel mirino anche l’evasiva risposta ad una preliminare richiesta di incontro: “Se dobbiamo valutare la serietà del nuovo management societario possiamo azzardare che l’avventura non inizia bene, andando in pubblico in tv a parlare di riorganizzazioni senza aver prima informato i 68 lavoratori di cui una buona parte porta avanti Alp da 20 anni”.
Il timore della Rsu, in sintesi, è che il nuovo corso faciliti il riaffiorare di fenomeni già conosciuti a Livorno, dall’autoproduzione all’uso elastico degli articoli 16: “ Siamo stanchi di articoli 18, spesso partecipati dagli armatori, che esternalizzano e appaltano la quasi totalità del proprio lavoro ad articoli 16 che ormai hanno snaturato la loro identità professionale e sono diventati meri appaltatori di manodopera sostituendosi di fatto all’articolo 17, quindi ad Alp, applicando dumping tariffario per rimanere sul mercato, affidandosi sempre di più al precariato al ribasso. Un problema rimarcato dall‘assenza di contratti integrativi di secondo livello, che ha impoverito quindi i lavoratori e il tessuto sociale cittadino”.
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