Adsp Civitavecchia sconfigge Gavio e cancella un debito di 9,5 milioni
Annullato il lodo arbitrale che aveva condannato l’ente a risarcire Compagnia Porto di Civitavecchia, attribuendogli la responsabilità della mancata realizzazione della Darsena Energetica Grandi Masse
In una vicenda che si trascina dal 2006 è difficile dire se si tratti dell’ultima tappa, ma quello segnato dalla Corte d’Appello di Roma è senz’altro un passaggio importante nella storia della Darsena Energetica Grandi Masse.
A ottenere la concessione cinquantennale dell’area a nord del porto di Civitavecchia fu allora la Cpc – Compagnia Porto Civitavecchia, società controllata al 65% da Argo Finanziaria del Gruppo Gavio e partecipata al 25% da Enel e al 10% da Sodeco. Cpc avrebbe dovuto realizzare l’infrastruttura, ma nel 2009, a valle della crisi economica dell’anno precedente, concedente e concessionario si accordarono per mutare il piano economico dell’operazione, convenendo, in un protocollo d’intesa, che, se non fosse stato reperito un finanziamento pubblico di 200 milioni di euro, il protocollo stesso sarebbe stato risolto. Ciò avvenne nel 2016, facendo sorgere contestazioni tra le parti in ordine ai canoni maturati in pendenza della condizione risolutiva e agli altri esborsi sopportati da Cpc durante la vigenza della concessione.
Quest’ultima allora si appellò ad una clausola della concessione, avviando l’arbitrato per, ricostruisce la Corte d’Appello, “accertare e dichiarare che l’utilizzo in via esclusiva e il godimento delle aree del demanio marittimo oggetto della concessione erano divenute impossibili per impossibilità di realizzare le opere, per causa non imputabile a Cpc” e ottenere il rimborso dei canoni e delle spese sostenuto, per una richiesta complessiva superiore ai 30 milioni di euro. Nel settembre 2019 il collegio arbitrale presieduto da Pasquale de Lise condannò l’Autorità di Sistema Portuale al pagamento di 9,5 milioni di euro oltre agli interessi.
Un verdetto che oggi la Corte d’Appello ha annullato, accogliendo la richiesta dell’ente allora presieduto da Francesco Maria di Majo. La tesi dell’Adsp era che non si potesse ricorrere all’arbitrato per dirimere la vertenza senza preventiva “autorizzazione dell’organo di governo dell’amministrazione” (che non vi fu), dal momento che ciò non è consentito dal codice degli appalti allora vigente (quello del 2006) e dal momento che l’oggetto principale della concessione era la realizzazione stessa del bene concesso. Una tesi come detto accolta dalla Corte: “Gli elementi dell’appalto di opere pubbliche erano preponderanti rispetto alla concessione di aree demaniali”
Ma la Corte non si è limitata ad annullare solo il risarcimento disposto dal lodo. La sentenza infatti non è “definitiva” perché il giudice ha rimesso al ruolo la valutazione delle richieste dell’Adsp (“l’inadempimento della medesima società, con la condanna al risarcimento dei danni o in subordine la prescrizione o la compensazione con i maggiori crediti vantati dall’Autorità”).
Soddisfatto il successore di di Majo, Pino Musolino: “Si tratta di un altro importante risultato, che non va solo nella direzione di un’ulteriore sostanziale riduzione del volume economico dei contenziosi con benefici effetti sul bilancio, ma imprime slancio alla realizzazione di un’opera fondamentale – la Darsena Mare Nostrum – che la Regione Lazio si è detta disponibile a finanziare con 50 milioni di euro e che si inserisce nella visione tracciata dal nuovo Piano di Sviluppo Strategico del porto, con l’obiettivo di creare quello sviluppo industriale del quale il nostro hub e il territorio hanno urgente bisogno”.
A.M.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER QUOTIDIANA GRATUITA DI SHIPPING ITALY