La Fmc statunitense assolve gli armatori container: “Nessun cartello”
Secondo chi ha condotto le indagini non c’è “evidenza di accordi o di intese restrittive della concorrenza”
L’indagine conoscitiva avviata nei mesi scorsi dalla Federal Maritime Commission (Fmc) in seguito all’elevato incremento delle tariffe dei servizi di trasporto marittimo containerizzato dopo la pandemia di Covid-19, sugli oneri applicati dai vettori marittimi del settore (tra cui qelli per detention e demurrage) e sulle disfunzioni della supply chain attribuite agli stessi vettori oceanici, si è conclusa con un nulla di fatto. O meglio: nessuna evidenza di accordi o di intese restrittive della concorrenza è emersa nei confronti dei global carrier che escono dunque vincitori rispetto a chi invece (spedizionieri, terminalisti e caricatori), in maniera più o meno esplicita avevano accusato gli armatori di aver innescato e poi approfittato delle circostanze che avevano portato a un incremento dei noli marittimi.
A conclusione della seconda fase dell’inchiesta, nel rapporto appena pubblicato dalla Fmc, si legge che secondo Rebecca F. Dye, il commissario nominato Fact Finding Officer che ha diretto le indagini “utilizzando consolidati strumenti analitici antitrust utilizzati anche da altre agenzie per la concorrenza (il Dipartimento di Giustizia e la Federal Trade Commission) – è emerso come l’attuale mercato dei servizi oceanici di linea nei traffici transpacifici non è concentrato e i traffici transatlantici sono concentrati solo in minima parte”.
Oltre a ciò, secondo la Federal Maritime Commission, “la competizione tra i carrier oceanici, tra le tre principali alleanze e tra i membri di ciascuna di queste alleanze, è sostenuta. Il mercato dei servizi marittimi – evidenzia il rapporto – rimane estremamente contendibile”. Inoltre Rebecca Dye ha rilevato che, “sebbene alcune tariffe del trasporto marittimo, in particolare le tariffe spot, in base alle serie storiche risultino eccezionalmente elevate, tali tariffe sono accentuate dalla pandemia, da un aumento inaspettato e senza precedenti della spesa dei consumatori, in particolare negli Stati Uniti, e dalla congestione della supply chain, e sono il prodotto delle forze di mercato della domanda e dell’offerta”.
Anche la Commissione Europea, seppure senza condurre un’indagine approfondita, era giunta alla conclusione che non ci fossero prove di eventuali intese restrittive della concorrenza nel mercato del trasporto di linea di container.
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