Stefani: “Ingiuste le critiche alle accademie per la formazione dei marittimi”
Secondo il docente sarebbe auspicabile un intervento dello Stato per i prezzi dei corsi obbligatori che sono spesso direttamente pagati dagli ufficiali
Riceviamo e volentieri pubblichiamo di seguito un contributo di Sandro Stefani, attualmente docente presso l’Accademia della Marina Mercantile e in passato anche general manager di Consilium Safety Group.
Buon pomeriggio
Volevo aggiungere un mio commento all’interessante dibattito sul tema della formazione dei marittimi diffusamente trattato su SHIPPING ITALY.
Posso affermare che la mia passata esperienza presso industrie navali conferma e concorda con quanto sostiene Simone Quaranta. Miopia manageriale, assenza di strategie a medio e lungo termine, e ricerca esasperata di quello che “costa meno” o del “minimo indispensabile” sono alcune delle scelte che spiegano la carenza di equipaggi, in aggiunta a politiche retributive penalizzanti.
Nella mia attuale posizione di docente presso l’Accademia della Marina Mercantile, anche se parlo a titolo del tutto personale, trovo invece le affermazioni del sedicente “comandante” G.D. per lo meno farlocche.
Ridurre il giudizio che i corsi delle accademie solamente a un business per far soldi, è frutto di completa ignoranza sull’argomento e destituito da ogni fondamento. Probabilmente è esito di una qualche negativa esperienza personale che, se pur comprensibile, ricade negli ormai consunti stereotipi di genere, tanto che non meriterebbe una risposta.
Il sottoscritto è da alcuni anni uno dei docenti sia per i corsi ITS degli allievi ufficiali che di quelli STCW per gli ufficiali. Posso affermare, senza tema di smentita, che, assieme agli altri illustri colleghi, ci impegniamo a fondo per colmare gap tecnologici, spesso imbarazzanti, da parte sia di allievi che di ufficiali, su tutte le materie d’insegnamento comprese quelle chiave come automazione, impianti elettrici, compatibilità ambientale e le tecnologie della digitalizzazione.
Questo è reso possibile anche grazie al fatto che la maggior parte di noi proviene dal mondo dell’industria, dell’armamento, dei registri, ecc. con decenni di esperienza alle spalle. Il nostro obiettivo è quello di formare ufficiali che abbiano una conoscenza delle tecnologie disponibili, dei rischi potenziali e di come assicurare in ogni condizione la sicurezza operativa.
Un’analisi a parte meriterebbe la formazione di base degli allievi, spesso insufficiente o non aggiornata, e questo tirerebbe sicuramente in ballo la scuola e la necessità di adeguare i programmi e metodologie didattiche, soprattutto con l’avvento delle tecnologie di Industria o Marine 4.0
Per quanto riguarda i prezzi di questi corsi obbligatori, che sono spesso direttamente pagati dagli ufficiali, sarebbe senz’altro auspicabile un intervento dello Stato, nelle forme più opportune, per ridurre l’onere, considerato che la formazione è un bene fondamentale, di cui tutta la società beneficia.
Concludo, invitando il nostro illustre “comandante” a un approccio più serio e documentato nell’esprimere giudizi sulle accademie che, contrariamente a quanto sostiene, sono solo in minima parte di proprietà privata e che devono far fronte con le proprie risorse agli ingenti investimenti che una formazione di alto livello richiede (simulatori, ecc.).
I più cordiali saluti
Sandro Stefani
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