Traghetti in Italia a rischio stop per mancanza di marittimi: richiesta una soluzione al Mims
Armatori e sindacati sostengono (numeri alla mano) di non trovare personale sufficiente in Europa. La soluzione suggerita è quella di avere una deroga per imbarcare extracomunitari
Proprio mentre da giorni si è incendiata la polemica, innescata dalle affermazioni del presidente di Confitarma, Mario Mattioli, sull’indisponibilità di marittimi per i traghetti italiani, le due associazioni di categoria dell’armamento italiano (l’altra è Assarmatori) congiuntamente ai sindacati confederali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno preso carta e penna per scrivere a Maria Teresa Di Matteo, direttore generale per la vigilanza sule Autorità di sistema portuale e il trasporto marittimo del Ministero delle Infarstrutture e della Mobilità Sostenbili. L’oggetto è chiaro: “Mancanza di lavoratori marittimi italiani e comunitari disponibli all’imbarco sulle navi traghetto che svolgono traffici di cabotaggio. Richiesta urgente di intervento”.
Confitarma e Assarmatori nella loro missiva sollevano la “grave problematica” per le compagnia di navigazione attive sulle rotte di cabotaggio che non riescono a reperire sufficiente “personale marittimo italiani e comunitario” da imbarcare “a fronte dell’esigenza di rafforzare i collegamenti e i servizi per l’imminente stagione estiva”. Una carenza che “rischia – scrivono – di determinare nel giro di breve tempo l’impossibilità, per le compagnie di navigazione, di rispettare le tabelle minime d’armamento e, di conseguenza, l’operatività delle navi potrebbe essere fortemente messa in discussione”.
Sindacati e armatori spiegano che “le chiamate a tutti gli uffici di collocamento della gente di mare, ripetutamenete effettuate dalle compagnie di navigazione, vanno deserti” e quantificano anche quanti siano gli addetti ad oggi necessari: “La mancanza di lavoratori marittimi italiani disponibli all’imbarco rispetto ai fabbisogni delle imprese risulta pari a oltre 1.100 unità”. Oltre a ciò aggiungono che “anche tutti i tentativi già effettuati dalla compagnie di navigazione di reperire marittimi comunitari hanno avuto un esito quasi nullo”. Una situazione, già di per sè critica, aggravata dalla nuova ondata di Covid-19 in corso “che sta comportando un elevato numero di barchi di marittimi”.
La tabella riportata nella comunicazione di Confitarma, Assarmatori e sindacati specifica come segue la mancanza di 1.106 (ad oggi) marittimi sulle navi impiegate nelle rotte di cabotaggio in Italia: 68 ufficiali di macchina, 44 ufficiali di coperta, 115 marittimi abilitati di macchina, 119 cuochi equipaggio, 58 marinai, 155 elettricisti, 95 camerieri, 140 operai motoristi, meccanici e ottonai, 283 garzoni e piccoli di camera e 30 piccoli di cucina.
Nella nota, in cui si chiede “con cortese urgenza un autorevole intervento” al Ministero, viene richiesta, “ferma restando l’esigenza di attivare al più presto incisive politiche del lavoro volte a far fronte all’atavica carenza di figure professionali di nazionalità italiana sul mercato del lavoro marittimi e di portare a compimento le importanti riforme proposte dalle scriventi organzzazioni sindacali e datoriali, si evidenzia l’assoluta necessità di individuare in tempi rapidissimi una soluzione, anche temporanea, a tale emergenza al fine di continuare a garantire l’inviolabile diritto della continuità territoriale da e per le isole, nonché quello alla mobilità”.
La soluzione richiesta da sindacati e armatori non viene esplicitata ma, secondo quanto risulta a SHIPPING ITALY, sarebbe una deroga che consenta alle compegnie di navigazione di imbrcare personale extracomunitario sulle navi impiegate su rotte di cabotaggio nazionale. Esattamente il contrario di quello che pochi anni fa è stato impedito a chi operava triangolazioni con scali all’estero (in particolare alcune navi del Gruppo Grimaldi) attraverso la norma nota come Legge Cociancich.
In questo momento, secondo gli armatori, la possibilità (“anche temporanea”) di imbarcare marittimi extra-Ue consentirebbe di fare fronte alla mancanza o indisponbilità di lavoratori italiani ma al tempo stesso aprirebbe un precedente particolarmente significativo per le nome italiane in materia di imbarco dei marittimi.
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