Wärtsilä licenzia 450 operai e trasferisce via da Trieste la produzione di motori marini
La multinazionale chiuderà lo stabilimento produttivo trasferendo l’attività in Finaldnia e lasciando in Friuli Venezia Giulia solo l’attività di ricerca e sviluppo
Wärtsilä dismetterà l’impianto produttivo di Trieste, lasciando a casa 451 persone su 973 dipendenti.
Lo rivela una nota della società spiegando che la multinazionale “prevede di ridurre la produzione a Trieste, in Italia, e di centralizzare la produzione di motori a 4 tempi in Finlandia, a Vaasa. Si prevede che la fine della produzione a Trieste avrà un impatto su circa 450 dipendenti con potenziale licenziamento. Il risparmio sui costi annuali totali stimato è di circa 35 milioni di euro entro il 2025 e i costi di trasformazione associati dovrebbero essere di circa 130 milioni di euro, di cui l’impatto sul flusso di cassa è di circa 75 milioni di euro. Le discussioni tra Wärtsilä, i rappresentanti dei lavoratori e le autorità e istituzioni italiane inizieranno in linea con la legislazione italiana”.
Secondo il produttore di motori “l’Italia e Trieste continueranno a essere molto importanti per Wärtsilä in molte aree, poiché miriamo a dare forma alla decarbonizzazione delle industrie marine ed energetiche. Nelle difficili circostanze degli ultimi anni, i nostri dipendenti a Trieste hanno svolto un lavoro encomiabile. Tuttavia, dobbiamo centralizzare la nostra impronta manifatturiera in Europa. L’Italia e Trieste rimarranno molto importanti per Wärtsilä. Il nostro sito a Trieste si concentrerà su attività di ricerca e sviluppo, vendite, project management, sourcing, servizi e formazione. Una parte importante dei nostri dipendenti a Trieste è oggi impegnata in queste attività”.
“La decisione è totalmente inaccettabile. La scelta di Wärtsilä di chiudere tutta la produzione a Trieste e delocalizzarla in Finlandia va rispedita al mittente, e dimostra ancora una volta l’inefficacia della legislazione italiana nel contrastare lo strapotere delle multinazionali ed impedire le delocalizzazioni produttive” ha commentato Luca Trevisan, segretario nazionale Fiom-Cgil, per il quale “è intollerabile che, nel vuoto di politica industriale del governo, di misure a difesa del lavoro e delle attività produttive, le multinazionali considerino l’Italia terra di conquista, mercati e know how da acquisire, senza vincolo alcuno sul piano sociale e occupazionale. Con Fim e Uilm e la Rsu saranno nelle prossime ore decise tutte le iniziative di mobilitazione necessarie a respingere i licenziamenti e a difendere l’occupazione”.
Di simile tenore la reazione di Rocco Palombella, segretario generale Uilm, e Michele Paliani, coordinatore Uilm del settore della cantieristica navale: “Rimandiamo al mittente questo atto scellerato, comunicato con una modalità inqualificabile, ovvero un collegamento in videoconferenza di pochi minuti. Rimandiamo al mittente questa azione che contrasteremo in ogni sede per salvaguardare l’occupazione e il futuro di tutti i siti italiani. Sin da subito chiediamo l’intervento immediato del Ministero dello Sviluppo economico e delle istituzioni locali per avviare un tavolo di confronto che scongiuri un dramma occupazionale, sociale e produttivo che interessa centinaia di lavoratori, di famiglie e un’intera comunità”.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER QUOTIDIANA GRATUITA DI SHIPPING ITALY