Assaggio d’autunno caldo sulle banchine genovesi
Le Ooss indicono 4 ore di sciopero dopo un incidente su un ro-ro durante le operazioni di imbarco/sbarco: il tema sicurezza s’infiamma e s’aggiunge a quello economico
Lo sciopero di 4 ore (una alle fine di ogni turno) nel comparto traghetti al porto di Genova, proclamato ieri da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, si è appena concluso, ma potrebbe essere solo l’anteprima di un settembre caldo sulle banchine, non solo nel capoluogo genovese.
Certo è che a Genova, oltre al contesto generale di stagflazione, il tema della sicurezza sulle navi ro-ro, come ricorda la nota delle organizzazioni sindacali, era già stato oggetto di una riunione a fine luglio in Autorità di Sistema Portuale. Riunione in cui i sindacati avevano evidenziato alle “istituzioni la necessità di lavorare per avere una linea guida del Porto di Genova sulle operazioni portuali nel settore traghetti Ro-Ro. Questa richiesta motivata dal fatto che si erano verificati in breve tempo diversi incidenti, per le importanti problematiche dovute ai rischi di interferenza uomo-macchina e la presenza di diversi soggetti (lavoratori portuali e marittimi), così come per gli elevati ritmi di lavoro e l’insorgere di nuove problematiche”.
Ecco perché l’incidente verificatosi ieri l’altro sul ro-ro Eurocargo Savona (Gruppo Grimaldi) – verificatosi peraltro proprio mentre, sul fronte del bordo, il tema della carenza di personale e quindi dei carichi di lavoro per gli equipaggi è agli onori delle cronache – ha suscitato una reazione pronta e decisa nel sindacato, che potrebbe preludere a un innalzamento della tensione sociale in banchina, pur avendo avuto l’episodio, fortunatamente, conseguenze gravi ma non fatali.
Del resto quanto accaduto, almeno per come è stato finora possibile ricostruirlo, è un caso emblematico di ciò che da tempo il sindacato va denunciando sul ritmo di lavoro nelle stive dei traghetti e sui rischi delle interferenze che si creano accavallando operazioni non sovrapponibili per ragioni di spazio e appunto di sicurezza.
Mentre la nave era ormeggiata, con una squadra della Compagnia portuale (Culmv) che si stava occupando delle operazioni di imbarco/sbarco del carico, un marittimo dell’equipaggio alla guida di un muletto, nel corso di operazioni di approvvigionamento, ha investito, accorgendosi della sua presenza troppo tardi, uno dei portuali, ferendolo a un piede.
Al momento non risulta che le indagini abbiano stabilito una responsabilità. “Mancano diversi elementi, non ultima la testimonianza della vittima che ancora non è stato possibile raccogliere” spiega Gabriele Mercurio, direttore della Asl 3 che le conduce, con l’ausilio della Capitaneria. Il dirigente sanitario spiega che l’interferenza fra operazioni portuali e di bordo non è disciplinata puntualmente dalla normativa: “La materia è molto delicata, anche considerando la molteplicità delle nazionalità delle navi che scalano normalmente un porto. Per questo, a differenza di quanto avviene a terra (il riferimento è al Duvri, “Documento Unico di Valutazione dei Rischi Interferenti”, nda), non esiste un documento specifico di regolazione delle interferenze. Ma è improprio parlare di zona grigia, il richiamo alla normativa internazionale previsto da quella italiana prevede con chiarezza che al comando di bordo competa la responsabilità della sicurezza di quanto avviene a bordo”.
La ‘buona pratica’, infatti, in assenza di disposizioni puntuali sulle interferenze – quelle che appunto il sindacato chiede di meglio individuare e far rispettare – vorrebbe che, quantomeno, in caso di sovrapposizione di operazioni, il comando della nave informasse i responsabili dei portuali impegnati in stiva (che siano dipendenti del terminal o del fornitore di manodopera) al fine di coordinarsi con essi. Cosa che, nel caso di specie, non sarebbe avvenuta (Grimaldi non ha risposto alle nostre domande).
Mentre scriviamo non risulta che le istituzioni cui il sindacato confederale si è rivolto (Prefettura, Adsp, Capitaneria, Asl) abbiano ancora convocato l’incontro richiesto con la sezione terminalisti di Confindustria e la Culmv. Ma, considerata la perentorietà dell’iniziativa di ieri, i solleciti potrebbero non tardare.
A.M.
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