Confitarma plaude all’estensione del Registro Internazionale ma il rischio è il flagging out
L’associazione guidata da Mario Mattioli chiede ulteriore spinta al processo di sburocratizzazione e semplificazione delle procedure che governano l’operatività delle navi di bandiera Italiana al fine di eliminare il gap amministrativo che permane nei confronti degli altri registri comunitari
L’estensione dei benefici garantiti dal Registro Internazionale Italiano alle altre bandiere comunitarie è stato accolto con favore anche dalla Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) che, a qualche giorno di distanza dai colleghi di Assarmatori, ha sottolineato come l’Italia abbia così equiparato “le condizioni operative delle flotte di bandiera Europea restando fermo il requisito centrale del radicamento sul territorio nazionale da parte di soggetti non italiani interessati a fruire della norma”. Questa della stabile organizzazione in Italia dei fruitori dei benefici era un punto fermo sul quale l’associazione guidata da Mario Mattioli ha dato battaglia.
Confitarma nel suo commento aggiunge: “La nuova norma, che di fatto anticipa tematiche che avrebbero dovuto essere affrontate a inizio 2023 in sede di rinnovo della scadenza del Registro Internazionale, favorisce l’occupazione della gente di mare e il consolidamento aziendale delle imprese di trasporto marittimo radicate in Italia. Questo positivo risultato per lo sviluppo della blue economy è da attribuire anche alla proficua collaborazione tra le rappresentanze delle imprese armatoriali italiane e la Direzione Generale per il Trasporto Marittimo del MIMS e alla determinazione del ministro Giovannini a cui va il riconoscimento dell’intero settore”.
Le associazioni di categoria non lo dicono esplicitamente ma l’estensione dei benefici fiscali e contributivi garantiti dal Registro Internazionale italiano a navi battenti altre bandiere dello spazio economico europeo ha un risvolto della medaglia molto pericoloso per Roma perché, in assenza di interventi efficaci su semplificazione e su riduzione dei costi delle ‘immatricolazioni’ in Italia, rischia di favorire una fuga in massa degli scafi verso altri registri come Malta, Gibilterra e Cipro. Questo fenomeno infatti è già iniziato e si è progressivamente sviluppato nell’ultimo decennio quando ancora i benefici del Registro Internazionale erano riservati alle navi battenti bandiera italiana; da domani, senza più questo ‘limite’, un armatore con stabile organizzazione nel nostro paese avrà ancora più motivi per scegliere di registrare i propri asset galleggianti oltreconfine.
Non a caso Confitarma conclude la sua nota di commento dicendo: “In attesa della pubblicazione del DL, della successiva conversione in Legge e dei decreti attuativi, si auspica che il processo innovativo della norma sul Registro Internazionale dia ulteriore spinta al processo di sburocratizzazione e semplificazione delle procedure che governano l’operatività delle navi di bandiera italiana al fine di eliminare il gap amministrativo che continua a permanere nei confronti delle flotte registrate nei registri UE/SEE”. Un gap che in termini economici pesava già per almeno 100mila euro a nave in sfavore dell’Italia e che oggi diventa ancora più netto ed evidente.
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