Rinnovo flotte navali: ecco il decreto e le regole per avere i 500 milioni
Gli armatori avranno due mesi di tempo per presentare le domande di sostegno per interventi in grado di “assicurare migliori performance ambientali e un significativo abbattimento delle emissioni inquinanti”. L’attuazione è condizionata all’ok di Bruxelles
A quasi un anno dal primo dei decreti attuativi con cui il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili avrebbe dovuto sbloccare i 500 milioni di euro stanziati col fondo complementare al Pnrr per il rinnovo delle flotte, il dicastero di Porta Pia ha oggi pubblicato il secondo step (teoricamente previsto a un mese dal primo) necessario alla procedura.
Il decreto stabilisce che gli aspiranti percettori del sussidio avranno tempo fino al 21 novembre per presentare domanda al Ministero. Una nota ministeriale spiega che le risorse serviranno “per l’acquisto di nuove navi o l’ammodernamento di quelle esistenti o in costruzione, con l’obiettivo di favorire la transizione ecologica della flotta. In particolare, le risorse previste dal Piano complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) saranno attribuite a progetti presentati dalle imprese armatoriali che siano in grado di assicurare migliori performance ambientali e un significativo abbattimento delle emissioni inquinanti delle navi, anche nei porti, grazie all’uso di sistemi di propulsione di ultima generazione, batterie elettriche, soluzioni ibride o comunque innovative sotto il profilo idrodinamico, sistemi digitali di controllo o della sostenibilità dei materiali”.
Il decreto ricalca le specifiche già definite un anno fa, mentre quanto alla ripartizione delle risorse “225 milioni sono destinati a interventi di rinnovo delle navi (acquisto di nuove unità navali dotate di impianto di propulsione a basso impatto ambientale, in linea con la definizione di “veicolo pulito” secondo le linee guida della Commissione europea); 225 milioni per interventi di completamento di nuove unità navali dotate di impianti di propulsione a basso impatto ambientale, oppure per lavori di modificazione di unità navali o di trasformazione che ne comportino un radicale mutamento delle caratteristiche; 50 milioni per interventi di rinnovo di unità navali operanti nei porti italiani, come i rimorchiatori. Gli interventi comprendono l’acquisto di nuove unità navali a basso impatto ambientale, il completamento di nuove unità o lavori di trasformazione in senso ecologico di unità navali già operative. I miglioramenti dal punto di vista della riduzione delle emissioni di gas climalteranti ottenibili grazie alle proposte che vengono presentate per l’ammissione al contributo dovranno essere certificati dagli organismi terzi specializzati”.
Da capire lo stato dell’interlocuzione con Bruxelles quanto all’ammissibilità della misura. Nelle premesse si passa da una comunicazione del 12 agosto della Commissione Europea da cui “risulta che la compatibilità delle misure contenute nel decreto deve essere valutata ai sensi degli orientamenti contenuti nelle Linee Guida Ambiente ed Energia o, in alternativa, del GBER” ad una del 15 settembre con cui “la Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea ha comunicato di non avere ulteriori commenti sullo schema del presente decreto inviato per la preventiva condivisione nel corso delle interlocuzioni”. Cosa sia accaduto in quel mese non viene spiegato, ma il comma 2 dell’articolo 1 stabilisce che “l’attuazione del presente decreto resta subordinata al conseguimento della positiva decisione della Commissione europea sulla compatibilità della misura con il mercato interno ai sensi degli orientamenti contenuti nelle Linee Guida Ambiente ed Energia o, in alternativa, del Gber (regolamento sugli aiuti di Stato, ndr)”. Secondo quanto spiega Porta Pia, il placet sarebbe arrivato ma solo informalmente, da cui la necessità di inserire un comma di condizionamento alla comunicazione formale del via libera.
“Con questo decreto realizziamo un cospicuo investimento che integra gli interventi già avviati per la trasformazione dei porti e dei retroporti italiani e per l’elettrificazione delle banchine, in modo che le navi ormeggiate possano spegnere i motori inquinanti e utilizzare l’energia elettrica presa da terra. Questi diversi interventi sono finalizzati a favorire la transizione ecologica del trasporto marittimo, componente fondamentale del nostro sistema economico” ha spiegato il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini. “Le ingenti risorse messe a disposizione consentiranno di favorire il rinnovamento delle flotte incentivando gli armatori all’acquisto di nuove navi dotate di tecnologia di ultima generazione, con motori in grado di utilizzare combustibili a basso impatto ambientale (GNL, bioGNL, metanolo, idrogeno, ammoniaca), o alla trasformazione di navi già in attività per consentire loro di utilizzare sistemi di alimentazione a minore impatto ambientale, anche attraverso l’utilizzo di biocarburanti”.
“Si tratta di una misura che l’armamento italiano attendeva da vent’anni e che potrà dare un nuovo e determinante impulso agli investimenti nella direzione di una vera e sostenibile politica di transizione energetica” ha commentato Stefano Messina, presidente di Assarmatori: “Sebbene le normative unionali siano molto sfidanti al punto che potrebbero limitare l’appetibilità della misura, ci impegniamo sin da oggi a lavorare con il massimo impegno per conseguire l’obiettivo del rinnovo delle flotte impegnate sui servizi regolari nel Paese e sfruttare quindi sino in fondo questa occasione per ora unica nel panorama europeo”.
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