Annullati dal Tribunale di Trieste i licenziamenti di Wartsila
Il giudice ha accolto il ricorso presentato dai sindacati di categoria in merito al comportamento antisindacale del gruppo finlandese
Il giudice del lavoro del Tribunale di Trieste, Paolo Ancora, ha accolto il ricorso presentato dai sindacati di categoria in merito al comportamento antisindacale della Wartsila. La procedura di licenziamento dei 451 dipendenti dello stabilimento di San Dorligo è dunque revocata e inoltre il gruppo finalndese viene condannato al pagamento di 50 mila euro a ciascuna delle sigle sindacali a titolo di risarcimento per danno di immagine, al pagamento delle spese legali e di pubblicazione del decreto su alcuni quotidiani nazionali.
Il Giudice ha invece dichiarato inammissibile l’intervento della Regione Friuli Venezia Giulia che aveva aderito, ai sensi dell’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori, al ricorso presentato dai sindacati contro la decisione dell’azienda di smantellare la produzione del sito triestino. Il gruppo finlandese produce motori per navi e sarebbe intenzionato ad approfittare degli incentivi del governo di Helsinki per far rientrare in patria la produzione (si parla di 100 milioni).
I sindacati avevano presentato il ricorso sostenendo che il licenziamento fosse stato comunicato senza alcun preavviso e senza nessuna discussione con i rappresentanti sindacali, in violazione del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici.
“La sentenza del Tribunale di Trieste, che accoglie il ricorso dei sindacati, dimostra che l’approccio di Wartsila era sbagliato — ha commentato il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti —, come ripetutamente segnalato all’azienda. Siamo contenti per i lavoratori e ci auguriamo di continuare nello spirito di sistema territoriale unitario emerso nell’ultimo incontro al Mise”.
La procedura di licenziamento è ora quindi annullata e l’azienda dovrà riprendere il dialogo con i sindacati per decidere del futuro dei lavoratori dello stabilimento.
Lo scorso luglio l’azienda aveva spiegato che la decisione era stata presa per rafforzare “la competitività e creare una struttura in grado di garantire una crescita futura”.
“Siamo consapevoli dell’impatto che questa decisione avrà sulle persone e sulle loro famiglie e ci impegniamo fin da subito a collaborare con le organizzazioni sindacali e le istituzioni per individuare tutte le possibili soluzioni per supportare le nostre persone, aveva scritto in una nota, precisando che per lo stabilimento triestino “sta valutando la possibilità di futuri investimenti legati allo sviluppo di tecnologie per carburanti sostenibili”. Nella stessa nota il gruppo finalndese produttore di motori aveva infine aggiunto: “Nel corso degli anni il gruppo ha continuamente consolidato la propria presenza produttiva e con la nuova organizzazione europea stiamo compiendo il passo successivo per rafforzare la nostra competitività”.
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