Rassicurazioni, nuovi canoni ed espansione in vista per Ente Bacini a Genova
Nessun trasferimento e tre ipotesi in ballo per l’ampliamento del comparto. Il settore vola col pieno degli ormeggi ma, dopo il rialzo delle tariffe, i riparatori dovranno dire addio agli ‘affitti’ agevolati
Genova – L’area delle riparazioni navali genovesi, che trovandosi nel porto storico alle cui spalle si sviluppa il centro della città è periodicamente oggetto di voci su un possibile trasloco, non si muoverà da dove è attualmente.
Il concetto è stato ribadito, nel corso di un convegno organizzato da Ente Bacini – la società controllata dall’Autorità di Sistema Portuale del capoluogo genovese che gestisce i cinque bacini di carenaggio e le aree destinate al comparto – tanto dal sindaco Marco Bucci quanto dal presidente della port authority Paolo Emilio Signorini. Il primo cittadino ha anzi evidenziato come la sua amministrazione punti a un’espansione degli spazi dedicati alle riparazioni, escludendo l’attribuzione delle limitrofe aree oggi occupate ai circoli nautici, ma elencando tre possibili allargamenti e ventilando anche la possibile realizzazione di una nuova vasca: “A levante, grazie agli specchi acquei che la nuova diga renderà disponibili, a ponente, vicino a Fincantieri, o a Pra’. La decisione sarà formalizzata nel nuovo Piano Regolatore Portuale, penso per inizio 2023”. Una tempistica confermata, diplomaticamente, da Signorini: “Per l’approvazione del Prp occorrerà tutto il 2023, ma l’enunciazione delle linee strategiche la faremo a inizio anno insieme a Comune, Regione e Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili”.
Per l’amministratore delegato di Ente Bacini Alessandro Terrile “oltre alle possibili nuove aree, nel rapporto fra le riparazioni e la città va considerato quel che può fare la tecnologia. Penso in primis all’elettrificazione: da agosto abbiamo reso obbligatorio l’allaccio a tutte le navi in bacino o all’ormeggio nelle nostre aree, tagliando così del tutto le emissioni. Anche a questo sono serviti i 4 milioni di euro investiti negli ultimi 18 mesi. E al continuo ammodernamento delle strutture contribuiranno i 30 milioni di euro stanziati dall’Autorità di sistema portuale col Piano straordinario delle opere”.
Il grosso di queste risorse sarà destinato in particolare alla ristrutturazione dei bacini maggiori, il 4 e il 5, alla realizzazione di un piazzale fra i due e all’allungamento del molo ‘ex superbacino’: “Il tema degli spazi esiste. Importante pensare a un nuovo bacino, ma anche a nuove aree e ormeggi: da ottobre a fine anno abbiamo tutti gli accosti occupati e abbiamo dovuto rispondere negativamente a diverse richieste, per lo più provenienti dal settore traghetti che concentra le manutenzioni nella bassa stagione” ha aggiunto Terrile, evidenziando lo stato di salute della società.
Un risultato, con ritorno all’utile nel 2021 di circa 500mila euro, che Ente Bacini ha conseguito non solo grazie al buon momento del comparto, ma anche alla decisione di ritoccare al rialzo le tariffe dei propri servizi, “senza intaccare la competitività dell’industria” ha rivendicato il presidente Mauro Vianello. Una politica che sarà seguita a breve da una revisione analoga in materia di canoni, con la disdetta dell’accordo del 1996 con Confindustria in base a cui l’allora Autorità portuale concesse alle imprese di riparazioni di pagare un canone agevolato di 7 euro/mq all’anno per piazzali, officine, magazzini e uffici.
Ad ogni modo – complice il fatto che nel menù di giornata non è entrata la discussione su come l’Adsp intenda assegnare la gestione del nuovo maxibacino (da costruzione) che con risorse pubbliche sta realizzando nell’ambito del ribaltamento a mare del cantiere navale di Sestri Ponente, oggi in concessione a Fincantieri – almeno per ora il barometro dei rapporti coi clienti resta sul sereno, come testimoniato da Paolo Capobianco, presidente della sezione riparazioni di Confindustria: “L’aumento delle tariffe lo abbiamo accettato serenamente perché sappiamo che l’infrastruttura necessita di manutenzioni e investimenti. Ma occorre non esagerare, onde evitare di perdere competitività. Quanto ai nuovi spazi, ben vengano. Ma, detto che l’ipotesi Sestri Ponente-Multedo presupporrebbe la non facile ricollocazione del Porto Petroli, la nostra idea, oggetto anche di apposito position paper, è quella dei riempimenti dell’area di levante fino a quella che diventerà la vecchia diga”.
Positivo con riserva, infine, il giudizio del mondo del lavoro: “Bene che al comparto si confermino le aree oggi utilizzate e se ne preconizzino altre, ma la nostra attenzione rimane alta perché gli spazi sono indispensabili per il mantenimento dell’occupazione” ha commentato Stefano Besozzi, segretario Fiom Cgil di Genova.
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