Cosa vuol fare Fratelli d’Italia in materia di infrastrutture e trasporti
Dal ponte sullo Stretto di Messina alla tutela delle infrastrutture strategiche nazionali passando per il progetto ‘Italia porto d’Europa’
Azzardato, a urne ancora ‘calde’, fare previsioni su quello che la tornata elettorale appena conclusa comporterà per il mondo dei trasporti.
Un dato, tuttavia, è possibile evidenziarlo. Per molti gli equilibri della coalizione vincente sono differenti rispetto a quelli attesi. Fratelli d’Italia ha ottenuto un risultato in linea o migliore del previsto, ma soprattutto a pesare potrebbe essere l’opposto andamento (rispetto alle aspettative) di Forza Italia e Lega. Possibile che quest’ultima, rimasta ampiamente sotto il 10%, possa dover rinunciare all’atteso numero di caselle di peso, sicché il Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, quasi ‘destinato’ al già viceministro Edoardo Rixi, potrebbe essere fra le rinunce.
Per il resto, a offrire qualche indicazione c’è il programma di FdI, per quanto, come tutti i programmi, si tratti di un ultragenerico elenco di buoni propositi, più o meno condivisi con la stragrande maggioranza delle forze politiche, e non certo di proposte di legge puntuali e dettagliate.
Ad esempio, si ripropina senza particolari argomentazioni né alcun dettaglio di approfondimento la narrazione del “vetusto patrimonio infrastrutturale italiano” così come si richiama quale nesso consequenziale, senza minimamente considerare la problematica della consistenza quali-quantitativa degli uffici tecnici delle stazioni appaltanti, l’esigenza di “rafforzare la capacità amministrativa degli enti attuatori con particolare riferimento alle procedure autorizzative degli interventi infrastrutturali complessi, semplificare i processi di affidamento, razionalizzare le strutture adibite all’esecuzione dei progetti, snellire norme e procedure”.
Il tutto naturalmente si riflette nell’obiettivo di un “mirato aggiornamento del Pnrr alla luce della crisi scaturita dal conflitto in Ucraina e dall’aumento dei prezzi delle materie prime, rimodulando le risorse interamente italiane del Fondo complementare e, per le risorse europee, proponendo alla Commissione di operare modifiche specifiche (…) con l’obiettivo destinare maggiori risorse all’approvvigionamento e alla sicurezza energetici”.
Immancabile il “Nuovo impulso e rilancio degli investimenti in infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali. Rendere l’Italia competitiva con gli altri Stati europei attraverso l’ammodernamento della rete infrastrutturale e la realizzazione delle grandi opere. Potenziamento della rete dell’alta velocità per collegare tutto il territorio nazionale dal Nord alla Sicilia e dall’Adriatico al Tirreno”.
Anche per FdI poi bisogna “Realizzare un nuovo Piano nazionale per la mobilità, che sia di indirizzo per Regioni e aree metropolitane. Irrobustire la Cura del ferro dando maggiore slancio all’ammodernamento di treni, ferrovie e stazioni. Estensione delle reti Alta Velocità e Alta Capacità. Recupero del ritardo infrastrutturale del Sud Italia”. A questo scopo indispensabile per Fratelli d’Italia “costruire il ponte sullo Stretto di Messina, opera simbolo e strategica per lo sviluppo del sistema trasportistico italiano”.
Immancabile, sul fronte aereo, il richiamo alla vicenda Ita, con il proposito di “incentivare lo sviluppo del sistema aeroportuale, rivedendo il Piano nazionale degli aeroporti, in base al quale stabilire il più corretto ed efficiente ruolo della compagnia di bandiera”, e imprescindibile la strizzata d’occhio a una categoria come l’autotrasporto, da sostenere “anche incentivando il ricambio del parco circolante”. Quanto al fronte mare il partito di Giorgia Meloni vuole “potenziare l’intermodalità anche nell’ottica della Blue economy, che promuoveremo con il progetto Italia porto d’Europa per tornare protagonisti nel Mar Mediterraneo”.
Arcano da esegeti il dichiarato intento di “sostituire l’attuale concetto di ‘servizi minimi’ con un sistema di ‘livelli essenziali di trasporto’ che assicuri continuità territoriale alle aree interne, montane e isolane”, è invece un chiaro omaggio alla rivendicata natura sovranista la “Tutela delle infrastrutture strategiche nazionali: garantire la proprietà pubblica delle reti sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella delle comunicazioni. Clausola di salvaguardia dell’interesse nazionale, anche sotto l’aspetto economico, per le concessioni di infrastrutture pubbliche, quali autostrade e aeroporti. Tutela delle aziende strategiche attraverso un corretto ricorso al golden power”.
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