A Taranto non ottemperata la Via e dragaggio del Molo Polisettoriale rimandato
Il Mite boccia la documentazione preliminare predisposta da Adsp e Webuild allungando i tempi dei lavori. Da capire ora gli effetti anche sui rapporti con il concessionario San Cataldo Container Terminal
A circa un mese dalla scadenza dell’ultimatum imposto dall’Autorità di Sistema Portuale di Taranto per l’avvio del dragaggio del Molo Polisettoriale, sede del San Cataldo Container Terminal del gruppo Yildirim, il Ministero della Transizione Ecologica ha adottato un provvedimento che rischia di rinviare sine die i lavori.
Pochi giorni fa, infatti, la competente direzione generale del Ministero ha decretato la non ottemperanza a una delle condizioni ambientali cui era stato vincolato il rinnovo, nel marzo 2022, del parere positivo di Valutazione di Impatto Ambientale.
Il provvedimento è articolato e molto dettagliato da un punto di vista tecnico. In estrema sintesi, il Mite ha adottato la decisione a valle di una serie di osservazioni con cui Arpa Puglia (Agenzia regionale per la protezione ambientale), competente per la verifica di alcune delle condizioni di Via, rilevava negli ultimi mesi come la documentazione dell’Adsp non soddisfacesse a tutta una serie di adeguamenti richiesti per il Pma (Piano di monitoraggio ambientale) da adottare per l’esecuzione del dragaggio.
Le problematiche riguardano in particolare la vaghezza sul posizionamento delle panne antitorbidità e la predisposizione di corridoi per il passaggio del naviglio, le carenze dei relativi studi idrodinamici, le incongruenze sul posizionamento delle sonde di rilevazione valori e relativo cronoprogramma, la vaghezza sugli interventi di mitigazione previsti in caso di superamento dei valori di torbidità. Per questo, conclude la Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale “la Condizione Ambientale 3 del decreto Via (DM 34/2022) del 09/03/2022 (…), alla luce delle carenze riscontrate, è da considerarsi, al momento, non ottemperata”.
Adsp e Partecipazioni Italia, l’appaltatore dell’opera (facente capo a Webuild) – aggiudicata nel 2015, ancora in alto mare e di recente attenzionata dalla Commissione parlamentare bicamerale sui reati ambientali quanto a possibili problemi di tenuta della vasca di colmata – non hanno commentato, ma è evidente che il provvedimento del Mite ha un impatto diretto anche sull’ultimatum intimato un mese fa dall’ente all’esecutore dei lavori. Resta da capire (nemmeno il terminalista ha mai chiarito pubblicamente i contorni della questione) che incidenza avrà questo nuovo rinvio sui rapporti concessori e sul relativo piano d’impresa.
Il mancato dragaggio, infatti, fu nel 2016 una delle motivazioni addotte dall’allora concessionario Taranto Container Terminal per terminare anticipatamente e senza penali a proprio carico il contratto con l’ente concedente, lasciando a casa circa 500 lavoratori portuali. Dal subentro nel 2019 del gruppo Yildirim mai è stato chiarito se anche il nuovo terminalista sia stato beneficiato di tale clausola e se e come la cosa sia stata eventualmente disciplinata nella recente revisione dei rapporti fra Adsp e concessionario.
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