Interessi italiani e cinesi si sono fatti avanti per la Piattaforma logistica di Taranto
L’infrastruttura in porto è stata realizzata dal Gruppo Gavio che cui ora la port authority ha trovato un accordo a fronte di un indennizzo per il privato di 40 milioni di euro
La cosiddetta piattaforma logistica del porto di Taranto sembra aver attirato interessi italo-cinesi. Fonti di stampa locale hanno rivelato che la società Progetto Internazionale 39 Srl si sarebbe fatta avanti in qualche modo a rilevarla candidandosi a usufruire delle agevolazioni previste dalla Zona Economica Speciale Jonica (Zes).
L’area in questione è attualmente inutilizzata ma composta da piazzali e strutture a uso magazzino nei pressi del Quarto Sporgente dello scalo di Taranto. A realizzare l’intervento era stato il gruppo Gavio attraverso la società Taranto Logistica con cui, ha fatto sapere il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Jonio, Sergio Prete, “è stato consensualmente risolto il rapporto” attraverso un “piano reteale di indennizzo” al concessionario uscente per effetto di una serie di condizioni non verificatesi che evidentemente hanno reso impossibile o non profittevole l’utilizzo dell’area. “La somma che dobbiamo ridare è di circa 40 milioni” ha rivelato Prete al Quotidiano di Puglia.
Sul sito di Taranto Logistica ancora oggi si legge: “La piattaforma offrirà servizi per lo stoccaggio e per la movimentazione delle merci, con l’obiettivo di razionalizzare le varie fasi anche attraverso un ‘outsorcing’ competitivo e specializzato, come avviene in altre realtà analoghe nel Mediterraneo; la vicinanza con il Terminal Container permetterà di garantire il ciclo completo delle operazioni di spedizione e distribuzione”. Ad oggi non è mai entrata in servizio e per questo la port authority dovrà rifondere il Gruppo Gavio per quello che ha costruito a fronte di investimenti pubblici (219 milioni di euro) e privati (40 milioni appunto).
Sergio Prete alla stampa locale ha confermato che da questa società Progetto Internazionale 39 è arrivata una domanda d’insediamento, “accompagnata da un’istanza per la Zes, integrata poi con altri documenti, gli ultimi dei quali ci sono giunti il 17 novembre”. La port authority ha dato dunque evidenza pubblica di questa istanza sul proprio Albo pretorio e nei prossimi giorni apparirà anche in Gazzetta Ufficiale sia italiana che europea. L’area in questione occupa oltre 130mila metri quadrati e, se non si faranno avanti altri interessati, verrà esaminata solo la prima (e unica) istanza ricevuta.
Ma chi c’è dietro Progetto Internazionale 39 Srl e quale attività intende svolgere a Taranto? Nell’avviso pubblico dell’Adsp si legge che “scopo dell’iniziativa è quello di gestire la piattaforma logistica svolgendo attività di movimentazione e stoccaggio di merci e containers e attività di ricerca e sviluppo nei settori dell’energia e delle scienze della vita”.
Secondo quanto appreso da SHIPPING ITALY l’azienda in questione, una holding di partecipazioni con capitale sociali pari a 10mila euro, è partecipata al 33% ciascuno dagli italiani Tommaso Celletti (che è anche l’amministratore unico), Alfredo Esposito e dal cinese Gao Shu’ai mentre il restante 1% fa capo all’Associazione per lo sviluppo economico e culturale internazionale.
Gao Shu’ai è il presidente di questa associazione il cui scopo, secondo quanto riportato dal suo stesso vertice, è il seguente: “Creare una cooperazione intergovernativa che promuova incontri mirati a scambi culturali e commerciali tra imprese, in particolare nel campo di scienza e tecnologia;
operare per realizzare una piattaforma globale che lavori nell’ambito delle nuove politiche, delle leggi e regolamenti dell’UE, e promuovano attivamente le imprese italiane ed europee nel quadro di sviluppo e costruzione ‘One Belt One Road’ degli scambi internazionali e Cooperazione e favorire ulteriormente le imprese italiane ed europee ad espandersi all’estero, partecipando e promuovendo efficacemente ed attivamente lo sviluppo economico internazionale”. Pare essere dunque una delle tante aziende che in qualche maniera promuove la strategia cinese della cosiddetta Belt & Road Initiative di cui, per note ragioni geopolitiche (e pandemiche), si sono perse le tracce negli ultimi tempi.
Sarà da capire a questo punto come si concilia questo interesse da parte di una cordata italo-cinese con l’azione di governo di Fratelli d’Italia che in materia proprio di trasporti fra i pochi punti chiari del proprio programma elettorale aveva inserito la “Tutela delle infrastrutture strategiche nazionali” con tanto di riferimento esplicito a “clausola di salvaguardia dell’interesse nazionale, anche sotto l’aspetto economico, per le concessioni di infrastrutture pubbliche, quali autostrade e aeroporti. Tutela delle aziende strategiche attraverso un corretto ricorso al golden power”.
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