Deserta la gara per la nuova nave dragamine della Marina Militare
Pari a 35,38 milioni di euro il budget della procedura approntata dalla Direzione Armamenti Navali della Difesa
Se la costruzione della sua nuova nave oceanografica maggiore (Niom) è stata infine aggiudicata (a Fincantieri), la Marina Militare italiana dovrà però aspettare ancora a lungo per poter disporre di una nuova unità dragamine.
La relativa gara – una procedura ristretta avviata lo scorso agosto precisamente per l’acquisizione di una ‘unità navale per bonifiche subacquee’, identificata con la sigla UBoS, e del relativo supporto logistico – è infatti andata deserta “per mancanza di domande di partecipazione appropria”. Possibile che anche in questo caso la Direzione nazionale degli armamenti navali, che aveva approntato il procedimento, possa decidere di rivedere il bando, anche rialzando il budget disponibile, che inizialmente fissato a 35,38 milioni di euro.
Più nel dettaglio l’appalto della Difesa, diviso in sei lotti, comprendeva attività che andavano dalla progettazione (3,4 milioni) e fornitura del mezzo (29,4 milioni) ai vari servizi accessori, incluso appunto il supporto logistico. Nella documentazione di gara erano inoltre state indicate alcune delle caratteristiche di massima del mezzo, cui si chiedeva di avere una lunghezza fuori tutto di 50 metri, larghezza di 12, una propulsione di tipo Integrated Full Electric Propulsion, e una dotazione di almeno 24 posti letto.
Anche se descritta sinteticamente come unità dragamine, la futura UBoS dovrà essere in grado di effettuare bonifiche di ordigni esplosivi sui fondali marini (anche in chiave antiterroristica), ma dovrà inoltre poter essere impiegata anche per la raccolta di dati ambientali o reperti archeologici, da soggetti quali ministeri, università, enti di ricerca scientifici o preposti alla salvaguardia dei beni culturali. Anche in vista di questa varietà di funzioni, nella documentazione di gara la Navarm spiegava di desiderare una nave in grado di potersi riconfigurare di volta in volta, ma con le “forme tipiche” di un Ahts (Anchor Handling Tug Supply Vessel), quindi dotata di ampi spazi in coperta dove poter sistemare materiali mezzi e apparecchiature da imbarcare.
F.M.
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