Il nuovo terminal crociere di Ravenna nel mirino dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione
L’authority si è mossa dopo un esposto contro la concessione assegnata alla joint venture fra Royal Caribbean e Vsl Ravenna. Due gli aspetti sotto la lente
Anac, l’Autorità Nazionale Anti Corruzione, a proposito del nuovo affidamento del terminal crociere di Porto Corsini alla società Ravenna Civitas Cruise Port (joint venture formata da Royal Caribbean Group e Vsl Ravenna Srl) ha rilevato delle “illegittimità nella concessione del servizio di assistenza passeggeri nel porto di Ravenna e di realizzazione e gestione della nuova stazione marittima”. L’atto è stato pubblicato pochi giorni fa e porta la firma del presidente Giuseppe Busia.
Anac si è mossa partendo da un esposto, depositato nei suoi uffici da un’altra azienda, e ha rilevato due criticità. La prima riguarda l’allocazione del rischio in capo al concessionario. Si contesta all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Centro-Settentrionale (quella che gestisce il porto di Ravenna appunto) la violazione dell’articolo 180 del Codice dei contratti, in quanto “non risulta correttamente allocato il rischio della domanda in capo all’operatore economico”. Il riferimento è a una clausola che permette al concessionario di rivedere l’equilibrio economico-finanziario “nel caso in cui eventi esterni, non riconducibili ad esso, comportino una riduzione del traffico crocieristico particolarmente elevata”. Secondo l’esposto presentato questa previsione riduce sostanzialmente il rischio imprenditoriale in capo a Ravenna Civitas Cruise Port.
Anac concorda con quanto denunciato dall’esponente e nella sua relazione scrive di non aver ricevuto sul punto spiegazioni dalla port authority guidata da Daniele Rossi, la quale si sarebbe limitata “a rinviare a quanto indicato nella matrice dei rischi”. Il contratto, però, secondo l’Anac sarebbe troppo sbilanciato a favore del concessionario che può chiedere una revisione degli accordi nel caso di una contrazione del numero di passeggeri superiore al 20%. “Ne deriva che nell’ipotesi peggiore il rischio resta, per la maggior parte, a carico del solo concedente in contrasto con la norma che disciplina il finanziamento del progetto tramite diversi strumenti”.
L’altro elemento di criticità segnalato riguarda l’individuazione, da parte dell’aggiudicatario, delle aziende che eseguiranno materialmente i lavori oggetto della concessione. Imprese che verrebbero indicate solo in un secondo momento rispetto alla partecipazione al bando. Secondo quanto riassume l’Anac questo modo di agire “non è conforme al Codice degli appalti (e quindi illegittimo)”. L’Adsp ha spiegato di non aver dato vincoli in questo senso “nell’ottica di garantire la massima libertà di concorrenza e di favorire la massima partecipazione possibile alla gara”. Anac però sottolinea che la finalità concorrenziale “sarebbe stata ugualmente realizzata attraverso gli istituti della partecipazione in associazione temporanea di impresa e del ricorso all’avvalimento, eventualmente ‘utilizzabili’ già in fase di aggiudicazione”.
L’Autorità Nazionale Anti Corruzione raccomanda in conclusione di adeguarsi al pronunciamento sui due punti contestati. La parte principale dell’esposto arrivato ad Anac lamentava anche la presunta violazione del “principio di separazione tra gestione della rete e degli impianti e svolgimento dei servizi crocieristici e delle norme in materia di aiuti di Stato”. Argomenti sui quali però l’Autorità anticorruzione non ha competenze. Le carte per eventuali verifiche in questo senso sono state passate al Garante per la Concorrenza e per il Mercato.
Ora l’ente presieduto da Daniele Rossi avrà modo di presentare le sue controdeduzioni o in alternativa adeguarsi a quanto suggerito dal pronunciamento dell’authority anti corruzione. A seguire Anac, a seconda dell’azione che la port authority deciderà di intraprendere, potrà chiudere la questione o sanzionare l’Autorità di sistema portuale ma soprattutto trasmettere il fascicolo alla Magistratura.
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