La ceramica italiana scommette sugli approvvigionamenti dal Brasile
Per compensare la carenza di argilla ucraina il comparto punta a sviluppare le importazioni tramite il porto di Rio Grande do Sul
L’industria italiana della ceramica, alle prese con le difficoltà di approvvigionamento di argilla dall’Ucraina, sta cercando di sviluppare un canale alternativo in Brasile.
E’ di pochi gironi fa una visita di alcuni imprenditori del settore nello scalo di Rio Grande do Sul, nell’estremo sud del paese, durante la quale i rappresentanti delle aziende italiane hanno incontrato i vertici della locale port authority per discutere della logistica connessa a un incremento delle operazioni nello scalo. Nel 2022, il porto di Rio Grande ha infatti visto transitare in export 29.366 tonnellate di questo prodotto, interamente destinate all’Italia.
Ad aver fatto nei mesi scorsi il suo ingresso nel parterre dei fornitori dell’industria italiana della ceramica è in particolare Colorminas, azienda di Santa Catarina, che ha spiegato alla stampa locale di aver ricevuto durante il 2022 la visita di imprenditori italiani arrivati a conoscere il deposito dell’azienda di Pântano Grande (nella stessa regione del Rio Grande do Sul) nonché a prendere visione di laboratori e campioni di prodotto. Da lì è seguito un accordo che ha portato appunto lo scorso anno all’esportazione verso tre aziende italiane “di circa 30mila tonnellate di argilla” (quindi l’intera quantità uscita in export dallo scalo verso la Penisola), commercializzata sotto il nome di Colorminas Clay. Un passaggio descritto dal management aziendale come una pietra miliare per la stessa Colorminas, che fino a quel momento aveva fornito i suoi prodotti solo a clienti del sud, sud-est e nord-est del Brasile. Secondo i manager, ad avere convinto i produttori italiani sarebbe stata la qualità del prodotto, “argilla plastica, simile per standard tecnici a quella ucraina”. Pur non avendo ancora un quadro preciso delle quantità che potranno essere esportate verso l’Italia, l’azienda ha investito in nuovo equipment per il suo deposito di Pântano Grande.
L’industria italiana della ceramica, che ha il suo cuore a Sassuolo, è stata tra quelle più colpite, sul fronte degli approvvigionamenti, dalla guerra in Ucraina. Secondo una analisi del Ministero degli Esteri italiano la dipendenza del comparto dall’argilla e dal caolino della regione del Donbass raggiungeva l’89%. Lo stesso dicastero, nell’ambito della sua attività di ‘diplomazia economica’, nei mesi scorsi ha promosso lo sviluppo di canali alternativi, individuando in particolare fornitori spagnoli e indiani.
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