A Genova pioggia di rilievi sul trasferimento dei depositi costieri in porto
La Regione Liguria fa le pulci al progetto: insufficiente, fra l’altro, l’analisi dei rischi per l’abitato. La Corte dei Conti intanto bacchetta l’Adsp per un’operazione di compravendita con la controllata Aeroporto
Lo Studio di impatto ambientale prodotto da Superba a sostegno del suo progetto di trasferire i depositi chimici oggi gestiti a Multedo nel bacino di Sampierdarena del porto di Genova, presso Ponte Somalia, è carente sotto diversi punti di vista.
Lo sancisce il rapporto con cui il Dipartimento ambiente e protezione civile della Regione Liguria ha riscontrato il documento, che Superba gli aveva sottoposto nell’ambito della procedura di verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale. Sono 22 infatti le richieste di integrazione cui Superba dovrà ottemperare in massimo 15 giorni, pena il respingimento e l’archiviazione della domanda.
I rilievi maggiori parrebbero riguardare i capitoli dello studio dedicati a “aria/traffico/movimentazione materiali”. In particolare la Regione, stigmatizzando il riferimento allo Studio d’impatto ambientale del Piano regolatore portuale vigente, fatto più di 20 anni fa, ritiene che Superba non abbia fornito “elementi sufficienti per una valutazione di non significatività” dell’eventuale dispersione in forma gassosa delle sostanze movimentate, dato che “i fattori di emissione e le metodologie di stima si sono evolute” e che “le case più vicine sono a meno di 300 metri dalla radice di Ponte Somalia”.
La società quindi dovrà “fornire una valutazione modellistica della dispersione delle sostanze movimentate che evidenziano pericolo per esposizione in fase gassosa ed una valutazione del rischio collegato all’esposizione stessa”.
Da aggiornare inoltre, “in merito ai fattori di emissione e alle metodologie di valutazione, le stime degli stessi per valutarne la significatività, e da fornire “chiarimenti in merito alla stima utilizzata per la valutazione delle emissioni medie annuali presso Ponte Somalia”.
Manca poi un piano di cantierizzazione e uno relativo alla gestione dei rifiuti in corso di realizzazione delle opere, così come sono numerose osservazioni e incongruenze progettuali rilevate, attinenti “suolo”, “acque”, “rumore e campi elettromagnetici”, e urbanistica.
Da evidenziare poi come gli uffici regionali chiedano, per definire il ruolo dell’altra impresa destinata al trasferimento, Attilio Carmagnani, “copia dell’atto di delega da parte dell’azienda Attilio Carmagnani alla presentazione dell’istanza di assoggettabilità a Via”. E, quanto alle imprese destinate allo sfratto, “il cronoprogramma di disponibilità delle aree, attualmente in uso ad altre ditte”, Terminal San Giorgio e Forest Terminal.
Oltre al report della Regione, ricevuto per conoscenza essendo l’Autorità di Sistema Portuale il soggetto concedente Ponte Somalia, l’ente portuale ha ricevuto nei giorni scorsi un’altra comunicazione che complica decisioni assunte nei mesi scorsi.
La Corte dei Conti, infatti, ha “reso in senso negativo” il parere che l’Adsp le aveva richiesto in merito alla manifestata intenzione di acquisire dalla sua controllata Aeroporto di Genova Spa la quota da questa detenuta in Sviluppo Genova (4%) ad un prezzo di circa 185mila euro, corrispondente al “valore pro quota del patrimonio netto di quest’ultima”. La compravendita si inserisce nell’operazione decisa da Regione Liguria e Comune per fondere la controllata di quest’ultimo Sviluppo Genova nella regionale Ire: condizione prodromica per il mantenimento da parte di quest’ultima dello status di società in house era l’uscita dei soci privati (come Aeroporto), da cui la richiesta della Regione a Adsp (già socia di Ire) di acquisire la quota.
Per la Corte dei Conti però gli atti a tal fine adottati dall’ente portuale (decreto presidenziale successivo a delibera di Comitato di gestione) sarebbero carenti sotto alcuni punti di vista, perché non spiegano adeguatamente quali sarebbero i ritorni per l’Adsp, pratici e finanziari, dell’accrescimento della propria quota nella Ire post fusione, non offrono un’adeguata disamina economica sulla convenienza del prezzo né “fanno cenno alla compatibilità della divisata operazione societaria con la normativa sugli aiuti di Stato”.
Da palazzo San Giorgio nessuna risposta è prevenuta alla richiesta di commenti in merito.
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