Emolumenti ad personam a Civitavecchia, tutti archiviati salvo Di Majo e Macii
Decadono per diversi motivi le accuse della corte dei conti a Monti, Musolino e dei membri degli ultimi due comitati di gestione
Il danno alle finanze pubbliche causato dagli emolumenti ad personam assegnati a partire dal 2007 presso l’Autorità di Sistema Portuale di Civitavecchia non sarà, per lo meno per larghissima parte, risarcito.
Lo si evince dal decreto di archiviazione parziale emesso due giorni fa dalla Procura della Corte dei Conti a valle dell’indagine sul presunto danno erariale da quasi 1,5 milioni di euro, cifra tratta al netto della prescrizione intervenuta per quanto erogato prima del 2017 (cioè considerando il solo quinquennio anteriore all’avvio dell’inchiesta). Il grosso di quella cifra, oltre due terzi, era addebitato alla responsabilità dell’ex presidente Pasqualino Monti, in carica fino al 2016, cui la Procura contestava di “di aver fatto lievitare con gravissima negligenza la spesa per il personale attraverso l’erogazione di assegni ad personam immotivati e non basati sul presupposto dell’affidamento di un incarico di particolare responsabilità, ovvero per la ricorrenza di meriti e traguardi specifici del dipendente”.
Non direttamente per prescrizione, ma comunque in ragione dell’incarico terminato più di cinque anni fa, la posizione di Monti è però stata archiviata, dato che “l’impossibilità di recuperare gli importi collegati a quegli assegni (…) pur qualora non legittimamente erogati, esclude la possibilità di ravvisare la sussistenza del nesso di causalità tra la condotta commissiva del Monti (cessato dall’incarico nell’agosto del 2016) e quella omissiva successivamente tenuta dagli amministratori subentrati, a differenza di quanto invece prospettato in sede di invito a dedurre”.
Nonostante ciò la presunta condotta omissiva nel metter fine allo status quo tenuta dall’amministrazione a partire dal 2017 potrebbe esser sanzionata. In questo senso, però, ha aggiunto la Procura, nulla può esser imputato ai membri del Comitato di Gestione della presidenza di Francesco Maria di Majo (Matteo Africano, Vincenzo Leone, Francesco Fortunato) “essendo emerso che non era stato messo all’ordine del giorno delle relative sedute o altrimenti portato a loro conoscenza la questione dell’elevato costo del Personale dell’Autorità”. Archiviate anche le posizioni dell’attuale presidente Pino Musolino, del segretario generale Paolo Risso e dei membri del Comitato in carica (Roberto Fiorelli, Emiliano Scotti, Giuseppe Lotti) “avendo, nel corso del loro mandato adottato provvedimenti concreti per fronteggiare la segnalata criticità gestionale”.
Fra le 11 persone ritenute responsabili, dunque, non sono state archiviate solo le posizioni di di Majo e del suo segretario generale, Roberta Macii, chiamati a rispondere del danno rispettivamente per 55.500,95 euro ciascuno.
A.M.
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