Nuova alleanza intermodale fra Mercitalia e Logtainer
La nuova partnership punta all’aumento della quota di trasporto intermodale. Confetra intervenuta in Parlamento sulla legge per gli interporti
Sull’esempio di quanto fatto recentemente anche dal Gruppo Msc, Logtainer ha firmato con Mercitalia Logistics a Roma un MoU (Memorandum of Understanding) “per dare maggior sviluppo al trasporto intermodale, sia in ambito marittimo che terrestre, con valenza in ambito nazionale e internazionale”.
Secondo la nota diramata congiuntamente dalla capofila del Polo Logistica del Gruppo FS Italiane e dalla società intermodale genovese “in Italia, sulla base dei dati Istat e Rfi, nel 2022 i volumi gestiti in termini di km/h sono stati di poco inferiori al 2021: 53,4 milioni contro 53,8. Più ragguardevole il distacco dal 2000, quando i volumi gestiti erano stati pari a 64,8 milioni di treni/km. In compenso è stabile la quantità dei volumi movimentati con 20 miliardi di tonnellate/km”.
Lo scopo del protocollo di intesa – hanno spiegato Mercitalia e Logtainer – “è, quindi, quello di ampliare il network del traffico su ferro per raggiungere gli obiettivi europei di quote trasportate (30% entro il 2030 e 50% entro il 2050) e per sviluppare, inoltre, sinergie comuni nella gestione dei terminal e valutare altre collaborazioni tra le parti, individuando soluzioni sinergiche, sempre con l’unico obiettivo di aumentare la quota modale del ferro”.
In materia di intermodalità, intanto Confetra è intervenuta in audizione parlamentare sulla proposta di riforma del settore interportuale. Nell’ambito di una valutazione complessivamente “positiva” da parte dell’associazione, queste le parole del vicepresidente Umberto Ruggerone: “Per garantire la rappresentanza di tutti gli operatori della catena logistica che operano nel settore, è necessario che nel Comitato nazionale per l’intermodalità e la logistica, che la proposta di legge sugli interporti intende istituire, sia prevista la presenza dei rappresentanti del mondo dei trasporti e della logistica nonché dei committenti dell’industria e del commercio. Bisogna tenere conto dei mutati scenari amministrativi e di mercato, della digitalizzazione dei processi, della sostenibilità ambientale e quindi del necessario trasferimento modale, dell’esigenza che i nodi intermodali siano strettamente interconnessi con la rete viaria nazionale ed europea, ma soprattutto a quella ferroviaria e con le reti TEN-T. È inoltre necessario che la nuova disciplina consideri il complessivo mercato dell’intermodalità, oggi composto da molteplici realtà imprenditoriali di natura giuridica diversa, pubbliche ma anche private. Questa compresenza di differenti realtà dovrebbe ricevere maggiore attenzione in una disciplina quadro che consideri e tuteli equilibri concorrenziali e competitivi e ricomprenda strumenti che incentivino lo shift modale, a integrazione di marebonus e ferrobonus”.
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