A Taranto passerà a una nuova agenzia del lavoro parte dei portuali in esubero ex-Tct
A giugno scadrà, dopo sei anni e mezzo, l’Agenzia del transhipment: l’Adsp ionica prova a correre ai ripari per garantire ancora l’Ima (ma pagata dall’Inps) almeno a una quota dei 353 lavoratori mai ricollocati
In quasi sei anni e mezzo d’esistenza, l’Agenzia creata alla fine del 2016 a Taranto (come a Cagliari e Gioia Tauro nell’ambito della crisi del transhipment) per riqualificare e ricollocare i lavoratori in esubero del Tct – Taranto Container Terminal (che restituì la concessione e licenziò oltre 400 persone senza ‘pagare dazio’ per l’inadempienza dell’Autorità portuale nell’adeguamento infrastrutturale della struttura, ovvero per i mancati dragaggi), è riuscita nel suo intento per meno del 19% dell’organico ereditato: 353 portuali, infatti, a fine marzo risultano ancora iscritti alla Taranto Port Workers Agency.
Lo si apprende dal decreto con cui l’Autorità di Sistema Portuale di Taranto, cui l’Agenzia fa capo, ha appena rinnovato l’autorizzazione al fornitore di manodopera temporanea, la società consortile Nuova Neptunia. Decreto che spiega come il futuro di queste due realtà cambierà a breve, incrociandosi.
Quel che il decreto invece non dice è il motivo dell’iniziativa. Alla fine di giugno, dopo innumerevoli proroghe, scadrà infatti il termine di operatività della Tpw Agency stabilito dalla legge istitutiva e finiranno i fondi stanziati negli anni per il pagamento delle Indennità di mancato avviamento (l’istituto che copre le giornate non lavorate dei fornitori temporanei di manodopera, normalmente erogato dall’Inps ma in questo caso direttamente dalle Adsp), sicché, salvi interventi normativi in limine mortis, per i 353 lavoratori si arriverebbe inevitabilmente al licenziamento.
Come spiega il succitato decreto, “in considerazione dell’elevato numero di lavoratori ancora in esubero”, non è stato possibile per l’Adsp “procedere alla trasformazione diretta, a norma dell’art. 4, comma 8 del D.L. 243/2016, dell’Agenzia denominata Taranto Port Workers Agency” in un articolo 17 vero e proprio. Essendo in scadenza Neptunia e ritenuto “di non avviare una nuova procedura per l’individuazione” di un articolo 17 comma 2 (cioè di un soggetto autonomo), l’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio ha così optato per il modello già sperimentato a Livorno e a Trieste, cioè per un articolo 17 comma 5, vale a dire un fornitore di manodopera temporanea costituito dai suoi clienti (imprese portuali e concessionari), con la presenza dell’ente nell’azionariato a garanzia di terzietà. Secondo quanto riporta il decreto Adsp avrebbe “ottenuto la formale disponibilità, da parte della metà delle imprese portuali”.
Nessuna menzione esplicita, però, dei concessionari e, soprattutto, nessuna informazione dettagliata per ora su uno dei punti centrali dell’operazione: il futuro organico del nuovo soggetto. Neptunia, infatti, che stando al decreto finora “ha svolto il servizio con diligenza, con regolarità, senza provocare alcun disservizio all’operatività del porto”, impiega 6 portuali, che dovrebbero essere riassorbiti. Ma l’Adsp s’è orientata su un’agenzia ex art. 17, comma 5 dichiaratamente “al fine di garantire il maggior reimpiego possibile dei suddetti lavoratori”.
Il divario fra 6 e 353, però, è ampio e sia i traffici attuali che le previsioni future non sono così rosei da giustificare molto più dell’organico di Neptunia. Il decreto stesso dice che “dallo studio di fattibilità precitato si evince la possibilità di impiegare, garantendo la sostenibilità economica dell’operazione, solo parte del personale”, dunque non potrà essere la totalità dei lavoratori a cambiare datore. Ma poco aiuta il documento dell’ente, riferendo solo, quanto all’autorizzazione chiesta a Roma, che “il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha dichiarato di non avere osservazioni da formulare nel merito, richiamando l’attenzione sulla necessità di osservare i limiti al numero di lavoratori da porre nell’organico della costituenda Agenzia, nonché sull’obbligo di procedere a nuova consultazione dello stesso Ministero prima di procedere agli incrementi di personale previsti dallo studio di fattibilità per gli anni successivi al primo”.
Oltre al numero preciso preventivato, interessante sarà capire se sia stato interpellato anche l’Inps, cui spetta il pagamento dell’Indennità di mancato avviamento nel regime ordinario cui Taranto si appropinqua. In caso negativo, non occorrerà aspettare molto per la reazione alla prima richiesta di erogazione: la proroga a Neptunia è di sei mesi, ma alla scadenza della Tpw ne mancano soltanto due.
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