I cinque tavoli sui quali si giocherà il futuro dei provveditori navali italiani
Le criticità da superare per la categoria sono la dichiarazione altomare, la tessera di libero accesso ai porti, l’accesso ai terminal privati, le ‘Repubbliche doganali’ e il limite dei 9.000 euro per item in bolletta
“Navigare insieme nel futuro”. Con questo titolo si è tenuta a Roma l’assemblea di Anpan, l’Associazione nazionale dei provveditori e appaltatori navali presieduta dallo spezzino Vittorio Parmigiani, secondo la quale “innovazione, tecnologia ed efficienza dei servizi offerti saranno gli elementi chiave per affrontare le sfide del mercato e per il successo e la sostenibilità del settore”.
Un settore, quelle dele forniture di bordo, che si trova a dover fare i conti con un contesto di mercato fatto di “conflitti a livello mondiale con incertezza a livello locale”, “crisi energetica (nuovi combustibili per navi in costruzione)” e “crisi finanziaria (impennata tassi interesse e difficoltà creditizie)”.
Ci sono anche nuove sfide e opportunità: fra queste il presidente Parmigiani ha menzionato un “mercato cantieristico in costante crescita, noli container in diminuzione anche per trend 2023, un liquid cargo effervescente a causa del conflitto bellico, un mercato crocieristico in costante crescita e necessità di un rinnovamento delle flotte in attesa di normative in materia di inquinamento”.
Gli argomenti di maggiore interesse al centro dell’assemblea sono stati in particolare cinque: la dichiarazione altomare, tessera libero accesso ai porti, accesso ai terminal privati, «Repubbliche» doganali e limite dei 9.000 euro per item in bolletta.
Per beneficiare della non impunibilità dell’Iva (del 22% sugli acquisti) per navi ‘operative in alto mare’, Anpan ha denunciato nuovamente la complessità del rilascio del protocollo Altomare da parte dell’Agenzia delle Entrate. Una “unicità della procedura tutta made in Italy” di fronte alla quale l’associazione si pone l’obiettivo di “Semplificare la procedura equiparandola al resto dell’EU”. Per risolvere la questione servirà però “aprire il dialogo con Ministero delle Finanze, rimasto sulle stesse posizione dell’agosto 2021” quando questa emergenza è scoppiata.
A proposito invece della ‘Tessera di libero accesso ai Porti’, i provveditori navali segnalano criticità legati alle “tempistiche per il rilascio” di questi permessi, il loro “mancato riconoscimento” in alcuni scali, la “aggiuntiva richiesta Art.68 cod Navigazione” e la “compromessa pronta esecuzione fornitura sui porti con relativi costi”. Al fine di “armonizzare l’accesso ai porti” Anpan intende aprire un Tavolo con la competente direzione generale del Ministero dei trasporti.
Il problema degli accessi ai terminal privati, ai provveditori e appaltatori navali provoca problemi di logistica e tempistica nell’impiego dei mezzi e soste interminabili dei conducenti ai varchi di accesso. Attraverso un Tavolo con l’associazione nazionali dei terminalisti l’obiettivo è quello di armonizzare l’accesso ai porti.
Il capitolo ribattezzato “Repubbliche doganali” riguarda il problema che “ogni ufficio delle Dogane nel territorio è soggetto a prassi differenti”. L’associazione presieduta da Vittorio Parmigiani si prefigge il traguardo di “uniformare il processo di dichiarazione” attraverso l’apertura di un confronto “con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per redigere una carta dei servizi unica da diffondere su tutto il territorio”.
Last but not least, i provveditori e appaltatori navali segnalano fra le criticità da superare per lo svolgimento della professione e dei servizi il tema del “limite dei 9.000€ item bolletta”. Secondo quanto ricostruito da Parmigiani, “per le voci doganali ‘forniture di provviste’ e ‘dotazioni di bordo’ è presente un limite di 9.000 euro per Item di bolletta”. Questo limite “non è più compatibile con i volumi dell’attuale fornitura e inesistente nel resto d’Europa”, quindi l’obiettivo è “l’abolizione di tale limite”. Un risultato raggiungibile auspicabilmente attraverso un tavolo di confronto con l’Agenzia delle Dogane per adeguare il sistema italiano al quadro normativo europeo.
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