Bunicci (Fedepiloti): “Il pilotaggio resisterà anche alla navigazione autonoma”
Concluso con successo il 57° General Meeting dell’European Maritime Pilots’ Association, il presidente dei piloti italiani prova a delineare il futuro degli equipaggi e delle manovre delle navi (forse) unmanned nei porti
Il 57° General Meeting dell’EMPA – European Maritime Pilots’ Association, l’evento annuale che riunisce tutti i Piloti dei porti europei e ospitato quest’anno a Roma dalla Federazione Italiana Piloti dei porti è andato in archivio secondo gli organizzatori con un successo di partecipazioni e contenuti.
Il presidente di Fedepiloti, Roberto Bunicci, con SHIPPING ITALY traccia un bilancio dell’evento dicendosi “molto contento dei risultato raggiunto che è andato anche al di là delle nostre più ottimistiche aspettative”. I numeri sono questi: un programma di 4 giorni, 110 piloti partecipanti, 60 accompagnatori, 18 speaker, 20 aziende sponsor e 50 persone in rappresentanza degli espositori. Un importante momento di incontro per i piloti europei ma non solo dal momento che erano presenti alcuni colleghi anche dal Brasile, dagli Stati Uniti e dal Canada.
Al centro dei lavori “il tema della risorsa umana” spiega Bunicci, parlando del pilotaggio come di “una professione dove l’uomo è al centro del tema sicurezza della navigazione. Perché quando la tecnologia non funziona o si mette di traverso le competenze e la professionalità umana rimangono indispensabili”.
Evidenziando quando la tecnologia possa rappresentare anche una minaccia, il presidente di Fedepiloti ha ricordato le recenti sperimentazioni che hanno confermato come sia assolutamente reale e nemmeno troppo complicata per chi è del mestiere, la possibilità di effettuare un attacco informatico entrando nella strumentazione di bordo e prendere il governo della nave.
“Oggi sul ponte di comando di una nave, così come avviene sugli aerei, almeno due persone stanno di vedetta per controllare la rotta seguita dal pilota automatico. Con questo rischio concreto di inserirsi nella strumentazione di bordo e assumere il controllo della rotta, credo che ancora più elevato sia il valore della risorsa umana capace di riconoscere e affrontare questo potenziale rischio” aggiunge ancora Bunicci. Sottolineando quanto ancora oggi, “se vigile e preparato, il fattore umano fa ancora la differenza in positivo per un equipaggio. Così come la figura del pilota sa fare la differenza nelle manovre dentro un porto, in spazi ristretti, con la presenza in contemporanea di altre navi e nelle fasi di accosto alla banchina”.
La nave a guida autonoma (all’inglese Mass ovvero Maritime Autonomous Surface Ship) non poteva non essere dunque uno degli argomenti di dibattito al general meeting dell’European Maritime Pilots’ Association ma a questo proposito il Presidente dei Piloti dei porti Italiani, ricorda come “sulle navi succedano continuamente tanti imprevisti, piccole avarie che vengono controllate e limitate sul nascere dall’equipaggio, sia durante la navigazione che nelle operazioni portuali. Per queste ragioni mi viene difficile pensare a una navigazione a guida autonoma. Un conto sono i droni ad alta tecnologia impiegati in ambito militare, dove ci sono alte risorse finanziarie destinate alla sicurezza, un altro discorso vale per le navi costruite in ferro, spesso adibite al trasporto di merce povera e dove la pressione concorrenziale è forte con ciò che ne consegue anche in termini di risparmi”.
Per questo secondo Bunicci l’uomo, e nel caso specifico il Pilota, rimangono un fattore essenziale: “Quello in atto – sostiene – è forse un processo strumentale a una riduzione dell’equipaggio imbarcato a bordo. La figura del Pilota mi pare resti però insostituibile. Anche perché mi domando con una manovra a guida autonoma come si potrebbero gestire le responsabilità?”.
Forse quella che si profila all’orizzonte è una rivoluzione solo parziale: “Per la manovra in porto forse si assisterà all’imbarco non più solo di una persona, ovvero il Pilota, ma di tutto l’extra equipaggio necessario: ufficiali, timoniere e altre figure dell’equipaggio necessario per portare la nave in porto. La figura del Pilota si integrerà con quelle dell’equipaggio mentre per la tratta in alto mare la nave potrebbe viaggiare a guida autonoma con backup controllo da remoto”.
Previsioni e suggestioni, in un mercato che si fatica ancora a capire quella rotta precisamente seguirà. Una delle poche certezze secondo il Presidente di Fedepiloti è che “del Pilota del porto non si potrà mai fare a meno”.
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