Allarme di Vettosi: “Suicidio italiano su Basilea III”
Secondo il rappresentante di Ecsa il Governo ha sbagliato ad accondiscendere alle pressioni tedesche per emendare l’articolo sulla garanzia navale
Contributo a cura di Fabrizio Vettosi *
* presidente dell’Ecsa Ship Finance Working Group
La scorsa settimana si è tenuto a Roma, nell’ambito dei policy breakfast di Sace, un panel su “crociere e finanza green”. Uno dei relatori (Francesco Dialti-Studio Cba) ha giustamente riportato l’eventuale impatto che si dovrebbe generare a seguito dell’approvazione della nuova versione del Regolamento di Basilea (c.d Basel III+) in corso di discussione al Trilogo. Uso purtroppo il condizionale in quanto, mentre il testo proposto dalla Commissione e votato dal Parlamento ha perfettamente riconosciuto le caratteristiche tipiche della garanzia navale nell’ambito della categoria dello specialised lending, il Consiglio ha emendato nel proprio testo tale punto (art. 122a) con motivazioni assolutamente irrazionali e inaccettabili e con il rischio, quindi, che il testo finale di Regolamento non contenga tale punto. Aggiungo che, in maniera suicida ed inaccettabile, la nostra rappresentanza ha addirittura condiviso, a suo tempo, tale posizione del Consiglio, frutto anche dell’influenza del Governo tedesco che si porta dietro le ferite della gestione assolutamente inefficiente della finanza nel mondo dello shipping (ricordiamo tutti il folle schema delle “KG” tedesche ed il credito erogato imprudentemente dalle stesse banche tedesche).
Personalmente trovo questo atteggiamento l’ennesimo autogoal della nostra classe politica nei confronti della nostra industria; ci si continua a muovere in maniera scoordinata e molto spesso senza alcuna conoscenza organica del settore dello shipping e della logistica allargata; sento proferire lezioni e sentenze su transizione, green finance, cold ironing, Ets, da persone che non hanno né conoscenza né esperienza ma che appaiono all’improvviso come guru dell’economia dei trasporti. Siamo eccezionali a creare miti senza storia e track record.
Parliamo di transizione, di necessità di favorire gli investimenti in nuove tecnologie, stanziamo un decreto flotte inutile in quanto ispirato ad illogici principi di tassonomia per lo shipping, richiediamo investimenti privati per la decarbonizzazione (evidenzio che gli armatori negli ultimi 15 anni hanno investito circa 100 miliardi di dollari di risorse proprie per ridurre di circa il 20% le emissioni di CO2), e poi non supportiamo, a livello di Consiglio Europeo, un provvedimento fondamentale per migliorare la disponibilità di credito per il settore shipping che viene, giustamente, assimilato ad un settore strategico infrastrutturale nella nuova versione di Basel III+. Ho lavorato per 23 anni a questo risultato ed ora, anche grazie ai nostri rappresentanti, decidiamo di porre un ostacolo all’approvazione. Complimenti a noi ed all’Europa per la capacità di autodistruggerci in nome di ignoranza e populismo mediatico.
Ho convocato una riunione dello Ship Finance Working Group dell’Ecsa chiedendo l’intervento di tutti i membri con le rispettive rappresentanze permanenti ed ho segnalato il rischio a Confitarma che ha opportunamente allertato il nuovo membro della nostra Rappresentanza Permanente (l’Ambasciatore Vincenzo Celeste), mostratosi estremamente sensibile alla sollecitazione. Speriamo di evitare questo scempio.
Spero davvero che vi sia una presa di coscienza su un tema serio quale la transizione nel settore shipping, che non si traduce in un semplice cambio di tecnologie ma che costituisce un momento dirompente nei modelli di business delle aziende e va affrontato seriamente ascoltando l’opinione di addetti ai lavori, tecnici, imprenditori, tutti uniti in uno scopo comune ed un senso di responsabilità verso le future generazioni e che non è solo competizione e business.
Solo così si può evitare che questo tema venga lasciato in pasto a politici e professori con il rischio che il green si trasformi in greenwashing buono per lobby di affaristi che tutto hanno a cuore fuorché la transizione.
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