La Regione Veneto approva l’aumento di capacità del rigassificatore di Rovigo
Adriatic Lng potrà accogliere fino a 9,6 miliardi di metri cubi all’anno, incrementando gli arrivi nave di 5-7 unità
“Il rigassificatore è uno dei perni della politica energetica regionale. Mentre tanti parlano di realizzare impianti, noi uno ce l’abbiamo e siamo felici possa essere potenziato per sostenere le attività del territorio veneto”. Lo ha dichiarato il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia annunciando l’approvazione, in giunta, dell’intesa regionale che permetterà allo Stato di rilasciare ad Adriatic Lng, la società che gestisce l’impianto offshore, l’autorizzazione all’aumento della capacità massima, che potrà quindi crescere da 9 a 9,6 miliardi di metri cubi standard/anno “non costanti”.
L’incremento di capacità non richiederà alcun intervento strutturale o impiantistiche, ma sarà realizzato “mediante un’ottimizzazione del regime di funzionamento, tenuto conto delle condizioni operative e delle esigenze manutentive”. Nel concreto, questo aumento si tradurrà nell’arrivo di 5-7 navi in più ogni anno, secondo le stime.
Come ricordato dalla stessa Regione Veneto, l’iter autorizzativo dei terminali di rigassificazione sono rilasciate all’esito di un procedimento unico di competenza dello Stato in conferenza di servizi, alla quale sono convocate le amministrazioni competenti. Conclusa la fase istruttoria il Ministero dell’Ambiente attesta le posizioni delle amministrazioni convocate in Conferenza dei Servizi e infine richiede l’espressione dell’intesa regionale, quale quella appena approvata dalla Regione Veneto.
La notizia del via libera regionale all’aumento di capacità del terminal offshore arriva in un momento cruciale della sua storia. Secondo Nord Est Economia proprio durante questa settimana la società dovrebbe ricevere le offerte non vincolanti per una quota pari al 70%, che verrebbe messa in vendita da ExxonMobil Italiana Gas (che ne detiene il 70,7%) e Qatar Terminal Company Limited (22%). Snam, che ha un diritto di prelazione ed è azionista con il 7,3%, secondo indiscrezioni potrebbe essere interessata a incrementare la sua partecipazione, arrivando però fino al 30%. Le quote restanti potrebbero invece finire ad alcuni fondi. Tra quelli che si sono fatti avanti la testata fa i nomi di Macquarie, Morgan Stanley, Igneo Infrastructure Partners (parte dell’australiano First Sentier Investors), BlackRock, Kkr ed Energy Infrastructure Partners.
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