Ombre ambientali sui nuovi accosti ro-ro del porto di Gioia Tauro
Non ottemperate le prescrizioni ante operam, ma i lavori, malgrado la contaminazione delle terre di scavo, sono partiti e arrivati al 75%
È un verdetto totalmente negativo quello del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica sull’ottemperanza, da parte dell’Autorità di Sistema Portuale di Gioia Tauro, a tutte e tre le prescrizioni dettate nel 2018, all’atto di esclusione dalla Valutazione di impatto ambientale del progetto relativo ai “lavori di completamento della banchina di Ponente lato Nord”, la creazione di fatto di un nuovo accosto da 350 metri a servizio del terminal auto dello scalo (gestito da Automar).
La determinazione del Mase – che diffida l’Adsp “a presentare nuova istanza di verifica di ottemperanza entro 30 gg dalla notifica del presente atto” – non dà tuttavia conto della complicazione del quadro, che invece emerge dalla relazione redatta dalla Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale, che evidenzia come, “dall’esame di tutta la documentazione depositata si evince che la fase di cantiere e gli scavi relativi alle lavorazioni in oggetto sono stati avviati prima dell’ottemperanza alle condizioni nn. 1 e 2, per le quali il termine per l’avvio delle rispettive verifiche” doveva essere precedente all’avvio dei lavori, appaltati nel 2020 a Fincosit per 12,4 milioni di euro.
In particolare, diceva la prescrizione n.2, “con riferimento ai materiali da scavo, prodotti dalla realizzazione dell’opera, considerati i volumi di progetto, il proponente dovrà procedere prima dell’inizio dei lavori al campionamento dei terreni per l’accertamento dei requisiti di qualità ambientale”. La relazione della Commissione di Via, riprendendo anche quanto riferito dall’Agenzia regionale incaricata della verifica, racconta come, malgrado il 28 marzo del 2022 questo campionamento rilevasse, una seria contaminazione da manganese (tradottasi poi, a maggio del 2022, in una prima bocciatura sull’ottemperanza), appaltante e appaltatore abbiano tirato dritto, sulla base, per giunta, di documenti carenti e datati, avviando di fatto il cantiere (che prevedeva un anno di lavori).
Tanto che, premessa la necessità di un approfondimento sull’ultima recentissima pronuncia del Mase, il commento del presidente dell’Adsp Andrea Agostinelli è improntato alla tranquillità, malgrado non sia chiaro come si possa ottemperare a cantiere quasi concluso ad una prescrizione ante operam e come, in ogni caso, tale opera possa quindi essere collaudata: “Il mio personale tecnico è sereno che i rilievi sollevati siano risolvibili, la banchina peraltro è in fase di ultimazione, siamo a tre quarti dei lavori, forse di più. Oggi dobbiamo piuttosto pensare al dragaggio degli specchi acquei adiacenti”.
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