I lavoratori di Fuorimuro chiedono che le manovre ferroviarie tornino a una società partecipata dal pubblico
A pochi giorni dalla nuova gara bandita dall’Adsp le Rsa chiedono un riconoscimento dell’attività come servizio di interesse generale come avvenuto in alcuni scali come Spezia e Trieste
La notizia che la procedura sarà a breve ripetuta, variando al rialzo anche la previsione relativa al costo del personale, non è bastata alla Rappresentanza sindacale dei lavoratori di Fuorimuro Impresa Ferroviaria, concessionaria uscente delle manovre ferroviarie del porto di Genova.
In una lettera condivisa con le segreterie di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti e inviata all’Autorità portuale oltre che alla stampa, infatti, la Rsa delle tre sigle chiede in particolare che le “manovre ferroviarie tornino ad essere gestite da una società partecipata. Non è il costo del personale a determinare il calo dei traffici, no a interessi di bottega sul costo del lavoro: intervenga l’Adsp”.
In particolare, secondo i rappresentanti dei lavoratori, “alcune soluzioni sono possibili per superare” lo stallo creato dalla gara andata a vuoto e dal ricorso di Fuorimuro: “I lavori sulle infrastrutture sono iniziati e dureranno diversi anni, gli investimenti per la loro realizzazione saranno ingenti, considerato anche l’impatto che avranno sull’ operatività. Senza dimenticare i lavori esterni al porto (Campasso, Terzo Valico, Nodo di Genova) ma ad esso connessi per i quali auspichiamo il veloce completamento. In questo quadro bisogna tenere conto anche dei cambiamenti normativi sulla circolazione ferroviaria e la conseguente necessità di avere macchine con equipaggiamenti più moderni che porta ogni lavoratore a dover seguire corsi di formazione impegnativi. Arriviamo a questo bando dopo una serie di proroghe dovute a vari motivi che vanno dalla pandemia ai tempi tecnici necessari per dare esecuzione all’assegnazione. Inutile dire che tutto ciò non fa ben sperare per un aumento dei traffici su ferro”.
In questo scenario è centrale, secondo i lavoratori di Fuorimuro, “ricordare a tutti che non è il costo del personale a determinare l’aumento o il calo dei traffici: in realtà sono le scelte fatte nelle sedi politiche e commerciali a fare la differenza e ad aver determinato, almeno in questi ultimi dieci anni, un utilizzo marginale del trasporto su ferro rispetto ad altre modalità; da sempre abbiamo sostenuto, ed i fatti in questi anni ci danno evidente ragione, che tutti gli attori in campo, sia pubblici che privati, dovrebbero attuare scelte diverse rispetto alle attuali, facendo sistema tra di loro invece di perdersi in interessi di bottega o facendosi concorrenza sul costo del lavoro”.
Il focus per la Rsa è sul ruolo dell’Adsp, che i lavoratori vorrebbero più orientato al riconoscimento del servizio di manovra come servizio di interesse generale, sulla scorta di quanto visto negli anni scorsi a Savona, La Spezia o Trieste, con una partecipazione diretta, preferibilmente maggioritaria, alla società operativa: “Ci fa piacere constatare che accreditati presidenti di importanti AdSP abbiano rilanciato un tema sul quale noi ci siamo battuti e continueremo a farlo. Siamo convinti che per far sì che nel quadro difficile sopra descritto il sistema torni finalmente a funzionare e i traffici a salire, la società che gestisce il servizio di manovra ferroviaria deve tornare ad essere una società partecipata, così come è stato sino ai primi anni 2000, quando, guarda caso, si facevano veramente i traffici su ferro, finché una scelta sbagliata e scellerata ha determinato un danno che porto e città stanno pagando da più di vent’anni”.
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