Terminal San Giorgio – Messina, la compravendita è un prisma
Dai depositi di Superba alla guerra fredda Msc-Grimaldi, passando per Civitavecchia, Livorno, Venezia (e Singapore): sono molteplici le letture e gli effetti dell’ultimo passaggio di mano sui terminal genovesi
Operazione formalmente di medio cabotaggio, il passaggio del 100% di Terminal San Giorgio (Tsg) dal gruppo Gavio all’orbita Msc, via Gruppo Messina, appena annunciato (e soggetto a valutazione dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale), rischia di essere uno snodo decisivo per la portualità non solo genovese ma dell’alto Tirreno e quindi italiana.
Lo scenario però è estremamente articolato e le congetture sono senz’altro più degli effetti e delle letture sicuri o quantomeno probabili.
In quest’ultimo insieme rientra il fatto che Gavio non potesse vendere in un momento migliore. Tsg, che rappresenta un business secondario nell’economia del gruppo tortonese, infatti, con oltre 2,5 milioni di euro di utili su 24,5 di ricavi, ha chiuso il suo esercizio migliore di sempre, ha traffici solidi (a maggio 2023 segnava -2,7% nel core business dei rotabili, ma una crescita del 21,8% quanto all’Ati con Messina e comunque in un porto che va complessivamente molto peggio: -7,2% rispetto ai primi cinque mesi del 2022) e una concessione fino al 2033 (fino al 2035 per l’Ati).
Quanto a quest’ultimo aspetto e con riferimento all’operazione depositi chimici (il trasferimento sul Ponte Somalia del Tsg degli impianti di Superba e Carmagnani caldeggiato dal Comune e sposato da Adsp), si entra già nel campo delle ipotesi, anche se in questo caso fortemente connotata. È pensabile infatti che Messina e Msc si sarebbero impegnati nell’acquisizione (quotata a spanne sui 20 milioni di euro) se non avessero avuto rassicurazioni sul fatto che l’operazione (incagliata da anni nell’iter autorizzativo della Regione con la cui attuale giunta Messina e Msc intrattengono ottimi rapporti) salterà o slitterà quantomeno oltre la concessione?
Per quanto il Tsg a guida Gavio avesse condizionato il placet all’operazione Superba all’accoglimento da parte di Adsp dell’istanza per lo scioglimento dell’Ati con Messina – partita delicata per quest’ultima, perché in ballo c’è l’oneroso riempimento fra i ponti Libia e Canepa (Calata Bengasi) – i plus dell’operazione inoltre trascendono senz’altro questo dettaglio e anche il valore in sé di Tsg.
Acquisendo Tsg, infatti, la ‘zona Msc’ del ponente del porto storico diventa ampia (dal Polcevera a Calata Mogadiscio) quanto e più di quella di levante (porto antico, Bettolo e, attraverso Trge, Calata Concenter, seppur con la soluzione di continuità di Sech e Calata olii Minerali), ma soprattutto il gruppo diventa il terminalista del più forte dei competitor nel ramo ro-ro, il gruppo Grimaldi, storico cliente principe di Tsg.
L’incognita maggiore sugli sviluppi e sul senso dell’operazione riguarda proprio la reazione del gruppo partenopeo, il cui patron Emanuele Grimaldi proprio a Genova neppure tre mesi fa non aveva fatto mistero del proprio critico pensiero sull’espansione di Msc. A Genova, ma non solo. Proprio allargando lo sguardo, tuttavia, non manca chi osserva che l’acquisizione di Tsg da parte di Msc potrebbe essere sì un pretesto à la Gavrilo Princip per una guerra senza quartiere, ma anche uno strumento al contrario di pace, in un quadrante ben più esteso di quello del capoluogo ligure ma altrettanto movimentato.
A Civitavecchia meno di una settimana fa si sono aperte le buste tecniche della gara per la nuova contesissima Darsena Traghetti e grande è il fermento sul teatro livornese. L’Antitrust infatti ha appena riaperto (dopo una procedura misteriosamente sospesa quattro mesi fa) il termine per le osservazioni sull’acquisizione da parte di Msc di Tdt – Terminal Darsena Toscana, socia di Grimaldi nella Sintermar Darsena Toscana. La quale, in scadenza di concessione, continua a essere oggetto della querelle instaurata da Porto di Livorno 2000 (Moby e Msc) sul tema dell’esclusività dei passeggeri: la revisione del piano d’impresa della stazione marittima, fulcro della road map della locale Adsp, sarebbe infatti appena stata impugnata dal terminalista passeggeri.
L’intreccio riporta dalla Toscana a Genova, perché è rumor diffuso – è stato avvistato a Ginevra un paio di giorni fa – che l’amministratore delegato del Gruppo Investimenti Portuali Spa, Giulio Schenone, dopo aver ceduto a Msc il terminal livornese starebbe trattando anche altro con Gianluigi Aponte. Qui le versioni si moltiplicano: dall’accordo sul futuribile (e peraltro rinnegato dalle amministrazioni locali) maxi-riempimento del terminal container a Pra’-Voltri a un’uscita tout court di Psa dal capoluogo ligure (e magari dall’Italia con la cessione anche di Vecon a Venezia, terminale ormai di riferimento per le crociere di Msc con 73 toccate in calendario nel 2023).
Considerato che proprio in questi giorni il gruppo Grimaldi ha prima sponsorizzato la manifestazione velistica Ocean Race del Comune di Genova, oggetto di strali fino a poche settimane fa per l’operazione Superba, e poi rinunciato ad appellare in Cassazione il rigetto, da parte della Corte d’Appello di Milano, del ricorso contro il concordato di Moby e Cin (consentendo così il rilascio del “certificato di mancata impugnazione” che avvierà formalmente l’operazione di ingresso di Msc nel gruppo di Onorato), appare ardito ma non peregrino inserire l’operazione Tsg in un quadro di definizione pacifica degli spazi. Magari con un Sech che, uscito dal controllo di Psa, potrebbe recuperare l’unità con Bettolo e, nella conversione al ro-pax, magari in salsa Grimaldi, ritrovare per entrambi un’identità che quanto ai container pare smarrita (-10% e -26,6% a fine maggio).
Ma, come accennato, qui si entra nella pura congettura e le variabili in gioco, a partire dal ruolo dell’Adsp, dei miliardi pubblici di investimenti infrastrutturali in corso e in gioco e del lavoro portuale, diventano troppe e troppo incerte per pronosticare se la cessione di Tsg sia dichiarazione di guerra o proposta di negoziato.
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