Aumento dei canoni nei porti, la maggioranza prova a metterci una pezza
Lega e Forza Italia propongono un emendamento che azzererebbe per quasi tutti i concessionari l’aggiornamento annuale all’inflazione
Dopo la sospensione per via giudiziaria di poche settimane fa, sull’aggiornamento annuale all’inflazione dei canoni demaniali dei terminalisti portuali potrebbe arrivare ora una definitiva pietra tombale.
Come noto, la norma in vigore prevede un adeguamento annuo, frutto dell’applicazione al canone di un’aliquota che corrisponde alla media fra gli indici Istat dei prezzi al consumo e dei prezzi alla produzione. Meccanismo che per il 2023 ha significato un rincaro di oltre il 25%, anche se poi molte Autorità di sistema portuale, anche sulla base delle promesse governative di un intervento, si sono inventate modi per differire o sospendere il pagamento, fino alla sentenza di pochi giorni fa.
Ora, secondo quanto rivelato da Alessandro Ferrari, segretario generale di Assiterminal, un emendamento proposto da alcuni deputati di Lega e Forza Italia (nell’ambito della conversione in legge del Decreto Giubileo) mira a tagliare la testa al toro. Il testo prevede che la norma (art.4 del DL 400/1993) “si interpreta nel senso che l’adeguamento annuale dei canoni per le concessioni di aree e pertinenze demaniali marittime, rilasciate dalle Autorità di sistema portuale, si determina assumendo come base di calcolo le misure unitarie minime determinate per l’anno precedente ai sensi della normativa vigente e aggiornate annualmente ai sensi del medesimo articolo 4 del DL 400/1993”. In sostanza, cioè, l’aliquota resterebbe la stessa, ma si applicherebbe solo a quella quota residuale di concessionari cui è applicato il canone minimo.
Al momento non è ancora chiaro se l’emendamento sia stato accolto e se proseguirà l’iter.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER QUOTIDIANA GRATUITA DI SHIPPING ITALY