Anche quest’anno fumata bianca fra terminalisti genovesi e Culmv
I concessionari verseranno 1,078 milioni per adeguamenti tariffari e copertura del gap di avviamenti: chiusa la partita 2023, si apre quella per il futuro, fra accordi e Ccnl in scadenza e nuove dinamiche di traffico
Dopo mesi di tensione, culminati a fine giugno con la minaccia di uno sciopero, i terminalisti genovesi rappresentati dalla apposita sezione della locale sede confindustriale e la Culmv, il fornitore di manodopera temporanea in porto, hanno raggiunto un accordo che scongiura il fermo del lavoro sotto la Lanterna.
In un contesto di generalizzato calo dei volumi di traffico e di conseguente scostamento degli avviamenti previsti dal piano di risanamento in cui Culmv è impegnata da due anni (219mila previsti nel 2023 contro i 208mila del 2022, ma sono stati solo 91mila dopo i primi sei mesi dell’anno in corso), il motivo principale del contendere, nell’ottica dell’esigenza della società cooperativa di un ritocco al rialzo degli stipendi dei lavoratori, era l’applicazione di una clausola di un accordo sottoscritto nel 2021 relativa agli adeguamenti della tariffa applicata ai terminalisti.
Il testo recita che “le tariffe corrisposte per le prestazioni di lavoro portuale temporaneo da ciascun terminal sulla base dei contratti stipulati sono soggette ad aggiornamento annuale in relazione alle variazioni del contratto nazionale di riferimento (per l’85%, nda) e alla variazione degli avviamenti complessivi realizzati nell’anno (per il 15%, nda)”. I terminalisti consideravano l’aggiornamento assorbito dai rinnovi dei singoli contratti stipulati dalle singole società successivamente a quell’accordo, i camalli lo ritenevano ancora da applicarsi in toto.
Dopo settimane di incontri, un verbale sottoscritto due giorni fa da ente e sigle sindacali riferisce di un’intesa raggiunta da Culmv e Confindustria “che prevede il riconoscimento di un’una tantum a valere sulle tariffe 2023 con prosecuzione dell’adeguamento tariffario nelle successive annualità” per “un ammontare dedicato al 2023 pari a 1.078.000 euro (comprensivo degli aggiornamenti tariffari dei terminal non iscritti a Confindustria) da erogarsi entro la prima decade di gennaio 2024”.
Si riconosce cioè che la quota di aggiornamento sia stata già computata dai terminalisti che s’avvalgono dei cosiddetti ‘avviamenti in produttività’ (disciplinati cioè da contratti negoziati singolarmente) ma non da quelli che utilizzano invece gli “avviamenti in mobilità’, fermi per lo più alle tariffe del 2018. Sicché questi ultimi si sarebbero impegnati a riconoscere a partire dal primo gennaio scorso un aumento della tariffa da 232 a 254 euro, con versamento stimato in circa 350mila euro che avverrà a gennaio 2024.
In parallelo, quanto alla quota legata allo scostamento degli avviamenti, previa intesa di dettagliare il calcolo alla luce dei numeri che risulteranno alla fine di settembre, gli altri terminalisti, a partire da Psa, avrebbero acconsentito al versamento di circa 700mila euro (anche in questo caso il numero preciso arriverà a settembre-ottobre, con l’accordo già raggiunto sulla sommatoria, pari a 1,078 milioni). Il montante complessivo sarà ribaltato dalla Culmv sulle buste paga dei soci.
Quanto all’impatto del calo di volumi sul bilancio della Compagnia unica, la convinzione è che i risultati positivi degli ultimi due anni conseguiti anche grazie al supporto dell’ente, dovrebbero consentire di fronteggiarne gli effetti finanziari. Resta che nei mesi prossimi il tema dovrà essere revisionato da terminalisti, Culmv, sindacati (che hanno seguito anche la succitata vertenza) e Adsp.
A fine anno, infatti, scadranno il suddetto accordo Confindustria-Culmv e il Ccnl che ne è in parte sottostante. Ma soprattutto, stante situazione e trend di traffico, andranno riviste le previsioni per il futuro, dato che il piano di risanamento conterebbe nel 2024 su 227mila avviamenti che ad oggi appaiono non meno che utopici. Senza dimenticare, a prescindere dai volumi, l’orientamento del primo terminalista dello scalo e primo cliente Culmv, il terminal Psa di Pra’, a rivedere una composizione della forza lavoro oggi fondata per oltre il 50% sull’apporto del fornitore di manodopera temporanea.
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